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Il Lupo e il Leone.

Ci sono particolari situazioni e circostanze che a volte si trasformano in quelle che mi piace definire ” confluenze mistiche”.

Nei giorni scorsi, per puro caso, ho letto un articolo che parlava di lupi e umani, e mentre lo leggevo con particolare attenzione, mi è ritornato in mente un particolare doloroso ma affascinante che mi è successo quando avevo 10 anni, come si fosse aperto improvvisamente e dal nulla, un varco spazio temporale, e mi ci sono ritrovato catapultato dentro, ed ero li nel 1973, proprio sul lago di Como alla cresima di mio cugino.

Mentre tutti bambini ( almeno una trentina, o forse anche di più ) giocavano e correvano nel parco del ristorante, ad un certo punto un enorme cane lupo dal manto nero e marrone, saltò con un balzo incredibile, l’alta recinzione è scelse nel gruppo chi sarebbe stato il suo obiettivo da azzannare, ovviamente quello fui io, e più precisamente la mia piccola e bianchiccia coscia destra. Risultato finale: io portato in ambulanza all’ospedale più vicino, dove venni ricucito e punturato con anti-rabbica e anti-tetanica (che avrei dovuto rifare ogni settimana x 5 settimane), al povero animale andò peggio, molto peggio, Argo così si chiamava, fu prima sedato pesantemente e poi rinchiuso in un canile per animali pericolosi. Uscito dall’ospedale, avrei voluto poterlo guardare negli occhi e capire se era davvero cattivo oppure se l’avevamo stressato noi bambini a tal punto da fargli perdere il controllo, mi sono sentito tante volte in colpa per la sua presumibile e indicibile fine; proprio io che ho sempre amato i cani lupo e con i quali sono cresciuto fin da piccolissimo, grazie a mio nonno e alla sua passione per quei particolari e splendidi animali.

Comunque, torniamo all’articolo, che parlava di un ragazzo Canadese, Andrey, e del (“suo” non direi, un lupo è indomito e libero sempre, almeno così lo definiscono gli Indiani) lupo Akela, che trovò in un bosco, non lontano da casa. Il cucciolo di lupo aveva pochi giorni ed era ancora vicino alla mamma morta, intrappolata in una tagliola. Da allora il lupetto è diventato un vero fratello di sangue, più che un animale addomesticato, ora Akela è un lupo nero ed enorme, pesa 65 kg, è davvero imponente e alquanto inquietante, ma molto docile e amorevole, oltre che abbastanza ubbidiente, ma è pur sempre un lupo.

Poi ieri sera, ho visto su Amazon Prime la locandina del film ” Il Lupo e il Leone”, ed amando entrambe le specie, e non avendo di meglio da fare ho deciso di guardarlo.

La mia scelta è stata automatica, quasi come un’ attrazione magnetica e mai decisione fu così giusta.

La storia è reale ed è stata trasposta prima nel film dello stesso regista di “Mia e il leone bianco”, e poi in un romanzo ( Età di lettura consigliata : da 8 anni ).

Di solito succede sempre il contrario, viene stampato e venduto prima il libro e poi se questo ha avuto successo e qualcuno ne acquista i diritti diventa un film. Questo particolare mi ha incuriosito ancora di più, inoltre l’ambientazione è in una riserva ( molto probabilmente Indiana ) ambientale, dei laghi Canadesi, un luogo che ho sempre amato, pur non essendoci mai stato fisicamente, ma questo era uno dei viaggi che sognavo di organizzare con mio padre, ma che non sono riuscito a realizzare a causa della sua prematura scomparsa.

Ma prima vediamo il trailer;

Ora la trama:

Alla morte del nonno (convinto animalista e conservatore delle tradizioni locali), Alma, una giovane pianista di New York, torna nella casa dell’infanzia, su un’isola in mezzo ad un lago, circondato dalle foreste, per sistemare gli affari di famiglia lasciati in eredità, in attesa dell’esame di ammissione al conservatorio di L.A.
La tranquillità delle sue giornate viene piacevolmente sconvolta, quando all’improvviso nella sua vita fanno irruzione prima un leoncino (Dreamer) e poi un lupacchiotto (Mozart).
La ragazza decide, così di istinto, come gli aveva consigliato di fare suo nonno, di prendersene cura, ma di nascosto da tutti,

sopra tutto, per proteggerli dagli uomini (Ranger, Protezione Animali, Veterinari, cacciatori…) che li vorrebbero catturarli e rinchiudere, o peggio uccidere o utilizzare come cavie per esperimenti.
I due cuccioli crescono giocando insieme come fratelli, e la “bianca di manto” mamma lupa nei primi giorni li allatta insieme, senza opporsi al fatto che uno sia suo figlio e l’altro non solo un’estraneo, ma addirittura un felino.. e che felino, ma poco importa, sempre cucciolo è.

Ma un giorno la mamma lupa sparisce e contemporaneamente il loro segreto viene scoperto accidentalmente: ovviamente sono ritenuti pericolosi e selvatici e di conseguenza, mentre Alma è incosciente in ospedale, il lupo viene rinchiuso in una riserva naturale per la salvaguardia del lupo artico e il leone spedito in un circo (quello al quale era destinato fin dall’inizio, e per il quale era stato strappato dalla cattività nella savana sud-africana, dopo pochi giorni dalla nascita, ovviamente uccidendone la madre) .

Separati da centinaia di chilometri, da sbarre, gabbie e recinti, Alma e i suoi due amici cercheranno disperatamente di ritrovarsi… ci riusciranno?.

Conclusioni personali:

Non vi nego che mi sono commosso, e non poco. E ne ho voluto scrivere un post.

Sopra ogni riferimento alla salvaguardia della natura, degli animali, del nostro pianeta, mi è stato rivelato un significato profondo, al quale poco spesso rifletto, a come la natura stessa abbia la capacità di “aggiustare” quello che sembra rotto o imperfetto o meglio ancora non convenzionale e lo fa in maniera assolutamente “normale”, senza chiedersi o farsi mille domande.

Come sia possibile che due specie così diverse siano state in grado, di non farsi del male, ma di crescere e di amarsi come dei veri fratelli?

E qui mi sorge una domanda e mi scuso se qualcuno la riterrà inopportuna:

solo gli esseri umani sono in grado, pur essendo della stessa specie, di odiarsi e uccidersi, per il colore della pelle diverso, di un gender diverso, di una religione diversa, di una etnia diversa o solo per il puro piacere di farlo?

Meritiamo per davvero di vivere e “sfruttare” questo pianeta?, di respirare la sua aria e di bere la sua acqua?.

Non abbiamo imparato dal passato e tantomeno nulla dalla natura, siamo così intelligenti e capaci, ma siamo così poveri d’animo e stupidi oltre che inutili alla sopravvivenza del nostro mondo, e pur consapevoli, di questo senso unico senza ritorno, ma non ci fermiamo e ragioniamo col cuore.

Spero davvero che le nuove generazioni, siano e diventino quello che non siamo più noi:

ribelli, indomabili, essenziali, semplici, responsabili, incorruttibili

e che questo, possa ricreare le condizioni per rispettare nuovamente il nostro pianeta e tutti gli esseri viventi animali e vegetali che lo popolano, seguendo la filosofia dei popoli indigeni (indiani, eschimesi, aborigeni, pigmei, ecc. ).

I popoli indigeni* hanno un concetto diverso di foreste. Non sono viste come un luogo in cui si estraggono risorse per aumentare i propri soldi – sono viste come uno spazio in cui viviamo e che ci viene dato da proteggere per le prossime generazioni “, così ha affermato, Myrna Cunningham, un’indigena del Nicaragua.) che ci hanno preceduti e che sapevano bene come comportarsi e rispettare la natura.

  • indìgeno agg. [dal lat. indigĕna, comp. di ĭndu (= in-) e –gena (v. -geno)]. – Che è nativo e originario del luogo. Comunem. si dice di popolazione (o dei singoli individui che la compongono) che, a quanto è noto, risulta essere sempre esistita in un dato territorio e non immigrata: quindi sinon. di aborigenoautoctononativo. Il termine è stato usato spec. con riferimento alla colonizzazione europea, per indicare i nativi dei luoghi occupati, in opposizione ai colonizzatori e conquistatori europei

Note:

il Regista Gilles de Maistre ritorna sugli schermi, a distanza di tre anni,
sempre con una storia “animal oriented”. Protagonisti del film sono due animali apparentemente pericolosi e selvaggi, ma che in realtà sono i primi a essere minacciati dal comportamento dell’uomo.

Con “Il lupo e il leone”, il regista cerca di bissare il grandissimo successo internazionale registrato da “Mia e il leone bianco”, che si è poi rivelato il film francese di maggior successo internazionale del 2018 con oltre 6 milioni di biglietti venduti.
Se nel primo film veniva affrontato il tema della caccia di frodo e dei safari in ambienti perimetrati
(i cosiddetti “canned hunts”), di cui sono vittime i leoni soprattutto in Sudafrica; in “Il lupo e il leone”, non manca una critica alle condizioni in cui vivono gli animali nei circhi.

I buoni sentimenti e la denuncia dei maltrattamenti nei confronti degli animali si conferma,
così, la formula scelta da de Meistre per unire impegno ambientalista e cinema responsabile.
Una conferma di come il cinema possa dare un contributo importante per la tutela dell’ecosistema, e,
in questo caso, per affermare il diritto alla libertà anche degli animali.

P.S se avete dei bambini, fate vedere loro questo film e stategli vicino, per spiegare alcuni passaggi importanti e poi discutete insieme sul vero significato di questa bellissima storia.

A presto.

Maury.

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DESTINO & TIME

Oggi vorrei raccontarVi una storia, che nasce in parte per la mia grande passione per i Pink Floyd, ma che per un fortuito caso ho trovato in rete e non ne ero mai venuto a conoscenza prima,

Spero di farvi cosa gradita nel condividerlo con voi.

Nel 1945, Walt Disney e Salvador Dalí iniziarono a collaborare a un film d’animazione.

Come sia nata questa collaborazione non ci è dato sapere, ma si presume che proprio Walt Disney, vedendo una mostra delle opere di Salvador Dalì e nello specifico nella rappresentazione dei suoi famosi orologi, abbia voluto creare un progetto che parlasse dello trascorrere del tempo e dell’illusione che abbiamo nel volerlo controllare, e così iniziò la loro collaborazione al progetto “Destino”.

La collaborazione come iniziò così fini abbastanza in fretta, più che altro per motivi economici e politici, e probabilmente dal fatto che non era il tempo giusto, e che la Disney stesse preparando altri progetti più redditizzi e di massa.* vedi documentario originale a seguire *.

58 anni dopo, con la dipartita di Dalí e la Disney che nel contempo era diventata un colosso internazionale, ne è stato prodotto un cortometraggio di circa 7 minuti.

L’arrivo ritardato di Destino ha avuto a che fare con problemi di denaro ai Walt Disney Studios non molto tempo dopo l’inizio del progetto, e sembra che pochi abbiano rivisto i suoi materiali incompiuti fino a quando il nipote di Walt, Roy E. Disney li ha ritrovati in archivio nel 1999.

Completati e rimaneggiati, il progetto è stato presentato in anteprima al New York Film Festival del 2003, dove ha ricevuto una nomination all’Oscar per il miglior cortometraggio d’animazione. Ora, quindici anni dopo, sappiamo per certo che Destino ha trovato un posto nella cultura mondiale, grazie anche al fatto di aver inserito, strategicamente, il brano Time dei Pink Floyd come colonna sonora.

A differenza del Mago di Oz, che ha in Dark Side of the Moon dei Pink Floyd la colonna sonora involontaria più famosa di tutti i tempi, nei sette minuti di Destino difficilmente potevano contenere un intero album. Ma si abbina bene con “Time”, la quarta traccia di Dark Side of the Moon, sia per lunghezza che per il tema conduttore stesso.

Sebbene per molti versi sia un’esperienza più visiva che narrativa – se completata negli anni ’40, avrebbe potuto diventare parte di un “film pacchetto” simile a Fantasia.

Destino racconta una storia, mostrando una donna aggraziata che cattura l’attenzione di Chronos , la personificazione mitica del tempo stesso. Ciò consente al film di includere molte immagini di orologi, che ci si potrebbe aspettare da Dalí, sebbene includa anche orologi classici e non con le tipiche caratteristiche disciolte delle sue opere.

Solo con “Time” come colonna sonora Destino include anche il suono degli orologi. Tutti gli squilli e i Tic tac, che aprono la canzone sono stati incorporati come contributo dal famoso produttore Alan Parson, che ha lavorato in Dark Side of the Moon come ingegnere.

Alan Parson, prima delle sessioni dell’album, era andato in un negozio di antiquariato e aveva registrato il suono degli orologi come prova dell’allora nuova tecnica di registrazione quadrifonica. Il passaggio dagli orologi di Parsons alla batteria di Nick Mason si sposa incredibilmente bene con l’inizio di Destino, così come gran parte di ciò che segue.

 “Every year is getting shorter, never seem to find the time,”

“Ogni anno si accorcia, sembra che non trovi mai il tempo”, canta David Gilmour.

“Plans that either come to naught or half a page of scribbled lines.” 

“Piani che non vanno a buon fine o mezza pagina di righe scarabocchiate.”

Anche se Disney e Dalí hanno tirato fuori molto più di mezza pagina di battute scarabocchiate, entrambi probabilmente pensavano che Destino non avrebbe avuto successo, ma sarebbe rimasto un progetto incompiuto.

Avrebbero potuto sospettare che il progetto avrebbe trovato la sua strada nel tempo?

Ora dopo la storia, se vorrai potrai guardare il documentario sulla collaborazione Disney-Dali .

Contenuti diversi:

Salvador Dalí e Destino di Walt Disney: gli storyboard originali e i disegni a inchiostro

a seguire

Dark Side of the Rainbow: i Pink Floyd incontrano il mago di Oz in uno dei primi mash-up

a completamento

la Colonna sonora “Lost” dei Pink Floyd per L’unico film americano di Michelangelo Antonioni, Zabriskie Point (1970)

e infine

“Echoes” dei Pink Floyd fornisce una colonna sonora per la scena finale di 2001: Odissea nello spazio di Kubrick

Ringrazio Colin Marshall dal quale ho liberamente preso spunto per questo articolo

Colin, scrive e trasmette su città e cultura. I suoi progetti includono il libro The Stateless City: a Walk through 21st-Century Los Angeles e la serie di video The City in Cinema. Seguilo su Twitter a @colinmarshall o su Facebook.

A presto. Maury.

Alfabeto I.C.A.O.

Anche oggi mi prendo la libertà ed esulo da discorsi legati al tiro con l’arco.

Vorrei parlarVi di una cosa che fa parte del mio passato e che ritengo interessante e non troppo conosciuta.

Parto da lontano nel tempo … e precisamente da 37 anni fa, era il 1984 e in quell’anno ho svolto il servizio militare di leva e precisamente nella V.A.M. Vigilanza Aeronautica Militare,

ossia un reparto speciale a protezione di tutte le basi dell’Aeronautica Militare Italiana su territorio nazionale, esse siano stati Aeroporti, Depositi Munizioni, Poligoni di tiro, Centri e scuole di volo, stazioni Meteorologiche, basi missilistiche, centri di addestramento specialistici. In seguito con la riforma dell’organico dell’A.M, conseguente alla sospensione del servizio di leva obbligatorio, la V.A.M è stata soppressa dal 1º gennaio 2005. Da quella data i compiti d’istituto vengono assolti da personale volontario in ferma prefissata (VFP1 e VFP4) appartenenti alla categoria dei militari di truppa, categoria S.O.D.T  “Supporto Operativo”, specialità “Difesa Terrestre”. Questi militari, aggregati in compagnie, si fregiano del basco azzurro (come in origine era anche il mio) e operano anche nelle basi N.A.T.O all’estero. Altri fanno parte del Gruppo protezione delle forze, come il Battaglione Fucilieri dell’aria 16º Stormo “Protezione delle Forze”,

Gruppo Fucilieri dell’aria del 9º Stormo “Francesco Baracca”,

17° Stormo Incursori dell’aria (uno dei migliori reparti speciali del mondo insieme alla S.A.S Inglese e alla Delta U.S.A).

Ritornando al 1984, venni a conoscenza e utilizzai per tutto il periodo un sistema di comunicazione radio denominato alfabeto N.A.T.O o per essere specifici ICAO.

Ma esattamente cos’è e perché è stato inventato?

L’ICAO ha adottato il suo alfabeto fonetico 70 anni fa, il 1° novembre 1951, come standard universale per la comunicazione delle lettere inglesi tramite telefono o radio.

L’insoddisfazione per l’alfabeto fonetico esistente riconosciuto a livello internazionale sottoposto all’esame dell’ICAO, ha portato alla prima bozza di un alfabeto unico universale. Tra il 1948 e il 1949, Jean-Paul Vinay, professore di linguistica all’Université de Montréal in Canada, collaborò con il settore linguistico dell’ICAO per sviluppare un nuovo alfabeto ortografico. I requisiti minimi per le parole dovevano avere un’ortografia simile in inglese, francese e spagnolo ed essere parole in essere in ciascuna di queste lingue.

Dopo tali studi e in seguito a consultazioni con esperti di comunicazione e commenti di tutti gli Stati membri dell’ICAO, fu adottato il nuovo alfabeto e inserito nell’allegato n°10 delle telecomunicazioni aeronautiche per l’attuazione nell’aviazione civile. Le parole che rappresentavano le lettere C, M, N, U e X furono sostituite e l’Organizzazione completò la sua versione finale il 1° marzo 1956, che è ancora in uso oggi in tutto il mondo.

Se vi interessa, potete saperne di più sullo sviluppo e l’implementazione di questo alfabeto recandovi nel Museo ICAO, che si trova all’interno della sua sede centrale,  a Montréal.

Questo alfabeto nasce dall’esigenza di un pilota (o comunque di un operativo) di comunicare con il controllo del traffico aereo, sopperendo a interferenze statiche e di altro tipo, poiché spesso portano a confusione con le lettere in lingua inglese.

L’ICAO ha sviluppato I.R.S.A:  International Radiotelephony Spelling Alphabet per facilitare la comunicazione via telefono o radio ed evitare malintesi quando vengono scritte parti di un messaggio contenenti lettere e numeri.

Definito anche alfabeto fonetico ICAO e alfabeto NATO (con alcune modifiche), questo alfabeto ortografico universale è un insieme di parole utilizzate per chiarire i messaggi, indipendentemente dalla lingua parlata. I membri dell’esercito, della polizia, dei piloti di linea e altri che lavorano nel settore dell’aviazione e dei viaggi lo usano comunemente.

L’alfabeto fonetico ICAO ha assegnato le 26 parole in codice alle 26 lettere dell’alfabeto inglese in ordine alfabetico:

Alfa, Bravo, Charlie, Delta, Echo, Foxtrot, Golf, Hotel, India, Juliett, Kilo, Lima, Mike, November, Oscar, Papa, Quebec, Romeo, Sierra, Tango, Uniform, Victor, Whisky, X-ray, Yankee, Zulu.

Con parole brevi e semplici, l’alfabeto fonetico dell’ICAO riduce la possibilità di fraintendimenti e aumenta la sicurezza operativa delle comunicazioni. Poiché alcune lettere suonano simili (M e N o G e J), ​​può generare confusione tra due persone che comunicano con accenti diversi o quando le linee di comunicazione sono instabili o disturbate. L’alfabeto fonetico aiuta a limitare la confusione tra la cabina di pilotaggio e la torre, o tra operatori di terra facenti parte dello stesso team, o tra diversi team come cartografi e artiglieri, o tra spotter e sniper, o tra unita di ricerca terra/aria/mare.

Non solo vengono assegnate le lettere dell’alfabeto fonetico ICAO, ma anche i numeri. Simile alle lettere, lo scopo è evitare confusione con altri numeri simili. Pertanto, alcuni di essi sono pronunciati in modo diverso dalla loro pronuncia inglese standard. Questi includono il numero 3-tre, pronunciato come albero (tri), 5-cinque come fife e 9-nove come niner.

Se per esempio considerate un numero di coda di un aereo come N345GZ. Alla radio, questo sarebbe stato detto come “November- Tree-Four-Fife-Golf-Zulu”

Info: Gli aerei hanno speciali “targhe” che sono rilasciate dalle differenti autorità che in ogni Stato gestiscono il traffico aereo. Tutti gli aeromobili privati o di linea hanno un codice di registrazione che inizia con una o più lettere che identificano il Paese di origine (per esempio, I per l’Italia, N per gli Stati Uniti, JA per il Giappone), a cui seguono fino a cinque caratteri alfanumerici. Detto anche “numero di coda” per via della posizione in cui è generalmente ben visibile sulla fusoliera, svolge di fatto la funzione di una targa.

Il codice viene rilasciato dall’autorità nazionale che regola il traffico aereo (l’Enac in Italia) ed è obbligatorio in questa forma dal 1944, anche se i primi registri internazionali risalgono al 1913. Il numero di caratteri e l’uso di lettere o numeri è a discrezione di ciascun Paese: in Italia si usano quattro lettere (per esempio I-BIXN). Il codice si riferisce sempre al Paese di registrazione, non alla linea aerea: molti aeromobili di Alitalia/ITA Airways, infatti, hanno codici che iniziano con la sigla irlandese EI, perché provengono da società di leasing operanti in Irlanda.

A proposito di Zulu…

Chissà quante volte avrete sentito (in film/telefilm di Aerei caccia o di scene di guerra navale) definire il termine “ora Zulu”, Vi siete chiesti cosa vuol dire?

Una breve descrizione: Il tempo standard internazionale UTC può essere determinato con la precisione massima solo dopo l’avvenimento a cui si riferisce, perché la misurazione finale si basa sull’osservazione delle differenze tra vari orologi atomici sparsi per il mondo. A occuparsi della gestione del sistema è l’Ufficio internazionale per i pesi e le misure (BIPM). Gruppi isolati di orologi atomici sono comunque sufficienti per un’accuratezza di qualche decina di nanosecondi. L’UTC è il tempo usato per molti processi e standard di Internet e nel World Wide Web. In particolare, il Network Time Protocol è un modo per distribuire dinamicamente il tempo attraverso Internet e usa generalmente il tempo UTC.

Il fuso orario UTC è indicato anche dalla lettera ‘Z‘, per scopi militari, meteorologici e di navigazione aeronavale sia militare sia civile. Poiché l’alfabeto fonetico della NATO e dei radioamatori usa la parola “Zulu” per indicare la ‘Z‘, UTC è a volte chiamato “tempo Zulu” o “orario Zulu”.

Quindi, se vi dovesse mai capitare di dover fare lo spelling di una parola utilizzando un linguaggio internazionale, ora potete farlo in completa sicurezza.

Nelle vacanze di Natale, ho in programma di scrivere un’articolo molto specifico e che riguarderà il potere della concentrazione e una particolare tecnica di rilassamento dinamico, specifica alla disciplina del tiro con l’arco.

In questo periodo che ci separa dalle vacance invernali, sto infatti, adottando praticamente questa tecnica, per tutti i ragazzi del mio team al fine di verificarne la bontà e la replicabilità, e sembra stia dando i primi e positivi risultati.

A presto.

Maury.

Il piccolo drago diventa un filosofo.

Ritorno a parlare di un personaggio che per tutta la vita, mi ha influenzato positivamente i pensieri, le azioni, le idee.

Ognuno di voi potrebbe pensare a Nelson Mandela, Ghandi, Osho, Madre Teresa o chissà chi altro, e invece vorrei parlarvi del lato oscuro ( non perchè legato alla parte nascosta del personaggio, ma per quella che è meno conosciuto ) di Lee Jun-fan 李振藩,

Secondo lo zodiaco cinese , Bruce Lee è nato nell’ora e nell’anno del Drago , che secondo la tradizione cinese è un presagio forte e fortuito, e il suo nome Jun-Fan sta ad indicare proprio il piccolo drago.

Nato a San Francisco in California il 27 novembre del 1940, e deceduto prematuramente all’età di 32 anni il 20 luglio 1973, a Kowloon Tong, Hong Kong.

Il suo mentore riconosciuto ufficialmente è stato il grande maestro Ip Man.

Molti sono stati i discepoli famosi di Bruce come: Taky Kimura, James Yimm Lee, Dan Inosanto, Ted Wong, Peter Chin, George Lee, e Stirling Silliphant. Tra essi solo i primi tre, ebbero formalmente il permesso di insegnare il programma didattico sviluppato da Bruce Lee.

La sua indiscutibile autorità nel campo delle arti marziali furono subito notate quando entrò nel campo del cinema, ove molti attori famosi non solo divennero suoi amici ma anche suoi allievi, per non dire discepoli. Tra i tanti, meritano menzione James Coburn, Chuck Norris, Kareem Abdul-Jabbar, il secondo James Bond, George Lazenby e la star ribelle per eccellenza Steve McQueen, Van Williams, Adam West. Infine, grande amicizia lo legava ad uno dei suoi allievi più prestigiosi, ovvero Roman Polanski, che per Bruce provava una vera e propria venerazione, senza dimenticare la grande amicizia con Michael Jackson

Gli insegnamenti derivanti dalla tecnica delle sue arti marziali e della sua filosofia vengono seguiti ancora oggi.

Bruce Lee è stato il primo gran esponente delle arti marziali di tutto l’Occidente, o perlomeno quello che ha portato alla ribalta, le varie discipline legate alle arti marziali Orientali.

Sicuramente è stato un grande atleta, poi attore, regista, istruttore di arti marziali e filosofo.

Il suo corpo è stato riportato a Seattle, dove Lee risiedeva all’epoca,

e il 30 luglio è stato portato al suo ultimo luogo di riposo da Steve McQueen e James Coburn e Robert Lee.

La tomba di Bruce Lee si trova al Lake View Cemetery lotto 176 a Capitol Hill 1601 15th Ave, Seattle, WA 98102.

Accanto a lui si trova anche la lapide del figlio Brandon Lee.

La tomba di Bruce Lee è decorata con il suo ritratto e una modesta iscrizione: “Bruce Lee, 27 novembre 1940-20 luglio 1973, fondatore Jeet Kune Do.”

La pietra tombale è fatta di pietra rossa. Un libro aperto su una pagina di cui è raffigurato il simbolo yin-yang, e sull’altra la frase

“La tua ispirazione continua a guidarci verso la nostra liberazione personale”.

Questa frase è come le parole di gratitudine per un maestro che, anche dopo la sua morte, resterà un mentore per molti che seguiranno il percorso delle arti marziali per trovare se stessi.

Nel 1993, esattamente 20 anni dopo la morte di Bruce Lee, un’altra lapide apparve accanto alla sua tomba.

Durante le riprese del film “Raven”, il figlio del Gran Maestro, l’attore Brandon Bruce Lee, è stato tragicamente ucciso. La sua carriera finì prima ancora che iniziasse. Rilasciato sugli schermi solo un anno dopo la morte di Brandon Lee, il film ebbe un grande successo e portò all’attore un’enorme popolarità postuma.

Brandon Bruce Lee fu seppellito accanto a suo padre, in un luogo originariamente riservato alla moglie di Bruce Lee.

Sulla lapide vi è scritta la frase tratta dal libro The Shaltering Sky (il tè nel deserto) di Paul Bowles.

Because we don’t know when we will die, we get to think of life as an inexhaustable well.
Yet everything happens only a certain number of times, and a very small number really.
How many more times will you remember a certain afternoon of your childhood,
some afternoon that is so deeply part of your being that you can’t even conceive of your life without it.
Perhaps four or five times more, perhaps not even that. How many more times will you watch the full moon rise?
Perhaps 20. And yet it all seems limitless.

La sua traduzione é:

Siccome non sapremo quando moriremo,
siamo portati a pensare alla vita come un bene inesauribile.
Ma ogni cosa accade solo un numero di volte.. un numero molto piccolo veramente.
Quante volte ricorderai un certo pomeriggio della tua infanzia?
Un pomeriggio che è cosi parte del tuo essere da non poter concepire la tua vita senza?
Forse 4 o 5 volte, forse mai.
Quante volte guarderai la la luna piena sorgere? forse 20 e tutto sembrerà senza limite.

Bruce Lee Era un cinese si, ma lui si preferiva identificare come americano di Hong Kong. 

Il monumento a Bruce Lee è, senza dubbio, il posto più emblematico della via delle stelle nel distretto di Tsim Sha Tsui ad Hong Kong.

La scultura è di bronzo e fu inaugurata nel novembre 2005.

È una creazione del rinomato scultore cinese Cao Chongen, che raffigura Bruce Lee in posizione di combattimento con tutti i dettagli del caso.

È alta 2,50 mt. e pesa circa 600 Kg.

Al fondo, sull’altra sponda del fiume si trova Porto Victoria, per conferire al monumento una collocazione ancor più indicata.

Bruce Lee è stato il fondatore del Jeet Kune Do “la via del colpo intercettore”, una filosofia ibrida di arti marziali che attinge a diverse discipline di combattimento, a cui è spesso attribuito il merito di aver aperto la strada alle moderne arti marziali miste MMA.

L’ emblema Jeet Kune Do è un marchio registrato detenuto dalla Bruce Lee Spring.

I caratteri cinesi attorno al simbolo del Taijitu recitano :

“Non usare una via come una via” e “Non avere limiti come limitazioni”.

Le frecce rappresentano l’interazione infinita tra yang e yin

Bruce Lee era anche un artista ( inteso come da definizione Treccani ) :

artista s. m. e f. [dal lat. mediev. artista «maestro d’arte»] – Chi esercita una delle belle arti (spec. le arti figurative, o anche la musica e la poesia). Come termine di classificazione professionale e dell’uso com., anche chi svolge attività nel campo dello spettacolo (teatro, cinema, ecc.). Il termine implica spesso un giudizio di valore ed è allora attribuito a chi nell’arte professata ha raggiunto l’eccellenza. Con riferimento alla poesia, è talora contrapposto a poeta, considerando come qualità proprie di questo la forza dell’ispirazione e del sentimento, l’altezza della fantasia, e attribuendo all’artista soprattutto virtuosismo e abilità tecnica. Chi eccelle nella propria professione, attività o mestiere.

Era anche un poeta oltre che filosofo e pensatore rivoluzionario e visionario, che decise di diffondere in tutto il mondo le arti marziali, prima di allora esclusivo patrimonio orientale.

Studiava, Scriveva e leggeva moltissimo, di seguito una rara immagine di repertorio.

Proprio per questo motivo ( si dice ) che si scontrò contro la potente triade cinese delle arti marziali, nel momento che volle divulgare e insegnare la disciplina millenaria al di fuori dei confini sia territoriali che di etnia cinese, e tale diaspora l’abbia portato ad una morte prematura, laddove moltissimi fan hanno sempre creduto in una “maledizione” che ha perseguitato la sua famiglia, oltre al fatto che sia stato subdolamente assasinato al culmine della sua carriera.

Non tutti sono a conoscenza del fatto che l’aver inventato e brevettato il Jeet Kune Do, sia stato proprio l’effetto scatenante della scissione dalle scuole di arti marziali tradizionali, tanto da erigere una e vera propria barriera di discipline, da una parte tutte le varie scuole di Baguazhang – Kung Fu – Shuai Jiao – Tai Chi – Wushu, dall’altra il solo ed unico Jeet Kune Do ( che poi non è altro che la fusione di tutti questi, più il particolare stile di potenza e velocità dello stesso Bruce Lee ).

Ma questo non vuole essere un post sulla tecnica del Jeet Kune Do, ma altresì la ricerca introspettiva della filosofia, di questo personaggio molto particolare.

Tra le tantissime cose scritte e raccontate da Bruce Lee, mi ha sempre colpito una sua celebre frase in riferimento all’acqua,
e che fa capire quanto sia stata profonda la sua filosofia.

Empty your mind,
be formless and limitless,
like water.
If you put water in a bottle …
water becomes a bottle,
if you put it in a cup …
water becomes a cup,
if you put it in a teapot …
it becomes a teapot.
Remember that water can flow or it can break or even destroy.
Be like water, my friend.

Svuota la tua mente,
sii senza forma e senza limiti,
come l’acqua.
Se metti l’acqua in una bottiglia…
l’acqua diventa bottiglia,
se la metti i una tazza…
l’acqua diventa tazza,
se la metti in una teiera…
essa diventa una teiera.
Ricorda che l’acqua può fluire o può spezzare o anche distruggere.
Sii come l’acqua, amico mio.

Sii come l’acqua…, e se avete mai avuto la possibilità di vedere dei video ( non film ) di Bruce Lee, in allenamento, o in dimostrazioni tecniche, sapete di cosa sto parlando, della sua fluidità dei movimenti, quasi eterei, ma di una precisione impressionante e di una velocità che con i dispositivi tecnologici del 1970 era quasi impossibile percepirne la reale potenza e solo oggi con la computer grafica si riesce a coglierne la reale bellezza.

Vi allego un video storico estratto da Youtube di una famosa partita di ping pong


La forza della mente, unita all’allenamento del fisico e la tecnica hanno portato Bruce Lee sull’olimpo delle arti marziali.

In pochi sanno che Bruce Lee svolgeva ogni giorno una particolare routine di esercizi mentali e fisici
per rinforzare il corpo e lo spirito, che erano alla base del suo stile di vita.

Senza dimenticare che proprio queste regole, derivano essenzialmente dalla filosofia orientale.

Si tratta di note prese dai suoi diari personali in riferimento specifico su:

Forza di volontà.
“Riconoscerò che la forza di volontà è il tribunale supremo di tutti i reparti della mente.
Lo eserciterò ogni giorno, quando sarà necessario svolgere un’azione con uno scopo;
e ne farò un’abitudine progettata per convertire il potere della mia volontà in azione almeno una volta al giorno”.

Emozione.
“Saprò distinguere le emozioni positive e quelle negative,
e cercherò di promuovere ogni giorno lo sviluppo delle emozioni positive,
cercando di fare un uso positivo di quelle negative”.

Ragione.
“Riconoscere che le mie emozioni positive e negative potranno essere pericolose
se non controllate e guidate da uno scopo ben desiderato.
Metterò i miei desideri, i miei obiettivi e i miei propositi
sotto il controllo della ragione”.

Immaginazione.
“Riconoscere la necessità di parlare dei miei piani e delle mie idee
per raggiungere i miei desideri, svilupperò la mia immaginazione
rivolgendomi ad essa per ottenere aiuto nella progettazione dei miei piani”.

Memoria.
“Riconoscere il valore di una memoria allerta,
cercherò di stampare nella mente tutti i pensieri e i desideri da ricordare,
associando ad essi gli obiettivi relativi, che cercherò di ricordare frequentemente”.

Coscienza.
“Riconoscere che le mie emozioni spesso sbagliano per via di un eccessivo entusiasmo,
e che alla mia ragione spesso mancano i sentimenti necessari per permettermi di abbinare
la giustizia alla pietà nei miei giudizi. Chiederò alla mia coscienza di guidarmi
su ciò che è giusto o sbagliato, ma non rinnegherò mai il suo verdetto, qualunque sia il suo costo”.

Potrete notare come l’autore di questi pensieri si stia autodisciplinando, quasi fosse il maestro di se stesso allo specchio, e per dare forza e incisività ai suoi propositi, li scolpisce nella sua mente e nel suo spirito, come se fossero dei mantra di protezione e rifugio mentale, o per lo meno di invulnerabilità psicologica.

Conclusioni:

Molti lo hanno amato e molti lo hanno odiato, ma nessuno può mettere in discussione le sue capacità tecniche di combattimento, probabilmente se non fosse morto prematuramente, ci avrebbe onorato di altre immagini e testi che lo avrebbero reso ancora più immortale, e forse questo è anche il motivo per il quale si pensa sia stato in qualche modo eliminato dalla scena artistica mondiale.

Scrivere questo post è stato come ritornare indietro nel tempo, in quel lontano 1973, quando guardando uno dei suoi film in compagnia del mio mitico zio: I tre dell’operazione drago, iniziò così la mia conoscenza e pratica delle arti marziali, che durò per 11 anni, e che ho ripreso 15 anni or sono, sviluppando le conoscenze acquisite allora e trasponendole nella pratica e nell’insegnamento del tiro con l’arco.

A presto.

M.

John Malcolm Thorpe Fleming Churchill

e si ritorna a parlare di archi… anche se in un contesto storico atipico.

Oggi vorrei parlarVi di una storia, alquanto strana, ma che ha catalizzato la mia attenzione tanto da volerne scrivere un’articolo.

Pochi giorni or sono ho letto un articolo fugace su questo personaggio, ed essendo scarno di informazioni, ho voluto farne un’indagine più precisa e particolareggiata.

John Malcolm Thorpe Fleming Churchill ,
(16 settembre 1906 – 8 marzo 1996)
è stato un ufficiale dell’esercito britannico che ha combattuto nella seconda guerra mondiale
con un longbow , cornamusa e uno spadone scozzese .
Soprannominato “Fighting Jack Churchill” e “Mad Jack”, era noto per il motto:

“Ogni ufficiale che entra in azione senza la sua spada è vestito in modo improprio”.

John è stato insignito di due importanti medaglie al valore:

D.S.O.

M.C

Descrizione

D.S.O: Il Distinguished Service Order è una decorazione militare del Regno Unito,
e precedentemente di altre parti del Commonwealth,
assegnata per servizio meritorio o distinto da ufficiali delle forze armate durante il tempo di guerra, tipicamente in combattimento reale

M.C: La Military Cross è la decorazione militare di terzo livello
assegnata a ufficiali e altri gradi delle forze armate britanniche e precedentemente assegnata a ufficiali di altri paesi del Commonwealth

Un pò di storia del personaggio.

Churchill nacque a Colombo , Ceylon britannica ,

da Alec Fleming Churchill (1876–1961), East Sussex

ed Elinor Elizabeth, figlia di John Alexander Bond Bell, di Kelnahard, contea di Cavan, Irlanda, e

Alec era stato ingegnere distrettuale nel servizio civile di Ceylon , in cui aveva servito anche suo padre, John Fleming Churchill (1829-1894).
Poco dopo la nascita di Jack, la famiglia tornò a Dormansland, nel Surrey , dove nacque suo fratello minore,
Thomas Bell Lindsay Churchill (1907-1990). Nel 1910, i Churchill si trasferirono nella Hong Kong britannica quando Alec Churchill fu nominato Direttore dei Lavori Pubblici; è stato anche membro del Consiglio Direttivo . Il terzo e più giovane figlio dei Churchill, Robert Alec Farquhar Churchill, in seguito tenente della Royal Navy e della Fleet Air Arm , nacque a Hong Kong nel 1911. La famiglia tornò in Inghilterra nel 1917.

Churchill lasciò l’esercito nel 1936 e lavorò come redattore di giornali a Nairobi, in Kenya, e come modello.
Ha usato il suo talento nel tiro con l’arco e nella cornamusa per recitare un piccolo ruolo nel film del 1924
Il ladro di Bagdad ed è apparso anche nel film del 1938 A Yank a Oxford .
Si classificò secondo nella competizione militare di cornamuse del 1938 all’Aldershot Tattoo .
Nel 1939, rappresentò la Gran Bretagna ai Campionati mondiali di tiro con l’ arco ad Oslo.

Seconda Guerra Mondiale
Fotografia in bianco e nero di Churchill in uniforme che guarda la canna di un grosso cannone di artiglieria con una barricata di pietra visibile sullo sfondo, il cannone è un da campo belga da 75 mm catturato .


Francia (1940) , Churchill riprese il suo incarico dopo che la Germania invase la Polonia nel settembre 1939 e fu assegnato al reggimento di Manchester, che fu inviato in Francia nel British Expeditionary Force .
Nel maggio 1940, Churchill e alcuni dei suoi uomini tesero un’imboscata a una pattuglia tedesca vicino a L’Épinette
(vicino a Richebourg, Pas-de-Calais ). Churchill diede il segnale di attaccare alzando la spada .
Una storia comune è che Churchill abbia ucciso un tedesco con un arco lungo in questa azione.
Tuttavia, Churchill in seguito disse che i suoi archi erano stati schiacciati da un camion all’inizio della campagna.
Dopo aver combattuto a Dunkerque , si arruolò volontario per i Commandos.

Anche il fratello minore di Jack, Thomas Churchill, prestò servizio e guidò una brigata Commando durante la guerra.
Dopo la guerra, Thomas scrisse un libro, Commando Crusade , che descrive in dettaglio alcune delle esperienze dei fratelli durante la guerra. Il loro fratello più giovane, Robert, noto anche come “Buster”, prestò servizio nella Royal Navy e fu ucciso in azione nel 1942.

Norvegia (1941), Churchill era il secondo in comando del Commando n°3 nell’operazione Archery ,
un raid contro la guarnigione tedesca a Vågsøy , Norvegia , il 27 dicembre 1941.
Quando le rampe caddero sul primo mezzo da sbarco, balzò in avanti dalla sua posizione intonando “March of the Cameron Men”
Con le sue cornamuse , prima di lanciare una granata e caricare in battaglia. Per le sue azioni a Dunkerque e Vågsøy,
Churchill ricevette la Military Cross and Bar.

Italia (1943), invasione alleata della Sicilia.
Nel luglio 1943, in qualità di comandante, guidò il Commando n°2 dal loro sito di sbarco a Catania in Sicilia
con il suo caratteristico spadone scozzese a tracolla, un arco lungo e frecce al collo e la cornamusa sotto il braccio,
che lo fece anche negli sbarchi a Salerno.

A capo del 2° Commando, Churchill ricevette l’ordine di catturare un posto di osservazione tedesco fuori dalla città di Molina ,
controllando un passaggio che conduceva alla testa di ponte di Salerno.
Con l’aiuto di un caporale, si infiltrò nella città e catturò il posto, prendendo 42 prigionieri tra cui una squadra di mortai.
Churchill condusse gli uomini e i prigionieri lungo il passo, con i feriti trasportati su carri spinti dai prigionieri tedeschi.
Ha commentato che era “un’immagine delle guerre napoleoniche”.

Ricevette il Distinguished Service Order per aver condotto questa azione a Salerno.

Churchill in seguito tornò in città per recuperare la sua spada, che aveva perso in un combattimento corpo a corpo con il reggimento tedesco. Sulla strada, incontrò una pattuglia americana disorientata che si dirigeva per errore verso le linee nemiche.
Quando il sottufficiale al comando della pattuglia si rifiutò di voltarsi, Churchill disse loro che stava andando per la sua strada e che non sarebbe tornato per una “malederta terza volta” a salvarli.

Jugoslavia (1944), Come parte della Missione Maclean (Macmis) , nel 1944, guidò i Commandos in Jugoslavia ,
dove sostennero i partigiani di Josip Broz Tito dall’isola adriatica di Vis. A maggio gli fu ordinato di razziare l’isola di Brač, tenuta dai tedeschi. Ha organizzato un “esercito eterogeneo” di 1.500 partigiani, 43 Commando e una truppa da 40 Commando per il raid.
Lo sbarco fu incontrastato, ma i partigiani , vedendo le postazioni dei cannoni da cui incontrarono poi il fuoco tedesco,
decisero di rimandare l’attacco al giorno successivo. Le cornamuse di Churchill segnalarono ai restanti Commando di combattere.
Dopo essere stato mitragliato da uno Spitfire della RAF, Churchill decise di ritirarsi per la notte e rilanciare l’attacco la mattina seguente.

La Cattura, La mattina seguente, un attacco di fianco fu lanciato dal 43.mo Commando con Churchill che guidava gli elementi dal 40.mo. I partigiani rimasero nella zona di atterraggio. Solo Churchill e altri sei riuscirono a raggiungere l’obiettivo.
Un colpo di mortaio uccise o ferì tutti tranne Churchill, che stava suonando ” Will Ye No Come Back Again? . Svenne a causa delle granate e catturato. Credendo che potesse essere imparentato con Winston Churchill, l’intelligence militare tedesca fece trasferire Churchill a Berlino per l’interrogatorio.Successivamente, fù trasferito in un complesso speciale per prigionieri di guerra “eminenti”, Inclusi alcuni parenti reali o sospetti di Winston Churchill – all’interno del campo di concentramento di Sachsenhausen.

Jack Churchill (estrema destra) conduce un esercizio di addestramento, spada in mano, da una barca Eureka a Inveraray .

Nel settembre 1944, Churchill, tre ufficiali della Royal Air Force (sopravvissuti alla grande fuga)
e il maggiore Johnnie Dodge fuggirono da Sachsenhausen usando un tunnel scavato da loro stessi in segreto.
Churchill e l’ ufficiale della Royal Air Force Bertram James tentarono di raggiungere a piedi la costa baltica .
Furono catturati nei pressi della città costiera tedesca di Rostock , a pochi chilometri dal mare.

Alla fine di aprile 1945 Churchill e circa 140 altri importanti detenuti dei campi di concentramento furono trasferiti in Tirolo ,
sorvegliati dalle truppe delle SS .
Una delegazione di prigionieri disse ad alti ufficiali dell’esercito tedesco che temevano di essere giustiziati.
Un’unità dell’esercito tedesco comandata dal capitano Wichard von Alvensleben si mosse per proteggere i prigionieri.
In inferiorità numerica, le guardie delle SS si mossero, lasciando indietro i prigionieri.
I prigionieri furono rilasciati e, dopo la partenza dei tedeschi, Churchill percorse 150 chilometri (93 miglia)
fino a Verona, in Italia , dove incontrò un’unità corazzata americana.

Birmania (1945), Mentre la guerra del Pacifico era ancora in corso, Churchill fu inviato in Birmania ,
dove si stavano combattendo alcune delle più grandi battaglie terrestri contro il Giappone.
Quando Churchill raggiunse l’India, Hiroshima e Nagasaki erano state bombardate e la guerra finì.
Si diceva che Churchill fosse scontento dell’improvvisa fine della guerra, dicendo: “Se non fosse stato per quei dannati yankee,
avremmo potuto continuare la guerra per altri 10 anni!”

Il secondo dopoguerra – Palestina britannica
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, Churchill si diplomò come paracadutista e si trasferì ai Seaforth Highlanders .
Fu presto inviato nella Palestina obbligatoria come ufficiale esecutivo del 1 ° battaglione, la fanteria leggera delle Highland .
Nella primavera del 1948, poco prima della fine del mandato britannico nella regione,
fu coinvolto in un altro conflitto. Insieme a dodici dei suoi soldati, tentò di assistere il convoglio medico Hadassah che fu attaccato dalle forze arabe . Churchill fu uno dei primi uomini sulla scena e colpì un autobus, offrendo di evacuare i membri del convoglio in un APC, in contraddizione con gli ordini militari britannici di tenersi fuori dal combattimento. La sua offerta fu rifiutata nella convinzione che l’ Haganah ebraica sarebbe venuta in loro aiuto in un salvataggio organizzato. Quando non arrivarono soccorsi, Churchill e i suoi dodici uomini fornirono fuoco di copertura contro le forze arabe. Due dei camion del convoglio presero fuoco e 77 delle 79 persone al loro interno rimasero uccise. L’evento è noto oggi come il massacro del convoglio medico di Hadassah .

Dell’esperienza, ha detto: “Circa centocinquanta insorti, armati di armi che variano da autobus bomba, fucili con vecchi acciarini a pietra focaia ai moderni cannoni, con Sten e Bren, si sono riparati dietro una macchia di cactus nei terreni della colonia americana … uscì e li affrontai”. “Circa 250 fucilieri erano ai margini della nostra proprietà a sparare al convoglio… Li ho implorati di smettere di usare i terreni della colonia americana per uno scopo così ignobile.”

Dopo il massacro, ha coordinato l’evacuazione di 700 medici, studenti e pazienti ebrei dall’ospedale Hadassah nel campus dell’Università Ebraica sul Monte Scopus a Gerusalemme , dove era diretto il convoglio.

Ulteriore apparizione cinematografica
Nel 1952, Metro-Goldwyn-Mayer ha prodotto il film Ivanhoe girato in Gran Bretagna con il vecchio compagno di canottaggio di Churchill, Robert Taylor . Lo studio ha assunto Churchill per apparire come un arciere, tirando frecce dalle mura del castello di Warwick .

Australia e surf
Negli anni successivi, Churchill prestò servizio come istruttore presso la scuola di guerra terra-aria in Australia, dove divenne un appassionato devoto della tavola da surf . Tornato in Gran Bretagna, è stato il primo uomo a cavalcare il tubo di marea di cinque piedi del fiume Severn e ha progettato la sua tavola. Durante questo periodo in Gran Bretagna, lavorò come lavoro d’ufficio nell’esercito.

Pensionamento (1959–1996)
Churchill si ritirò dall’esercito nel 1959. In pensione, la sua eccentricità continuò. Ha spaventato le guardie del treno e i passeggeri lanciando la sua valigetta fuori dal finestrino del treno ogni giorno durante il viaggio di ritorno. In seguito ha spiegato che stava gettando la sua valigia nel suo giardino sul retro in modo da non doverla portare dalla stazione. Gli piaceva anche navigare sul Tamigi con navi alimentate a carbone e giocare con modellini di navi da guerra radiocomandate.

Nel marzo 2014, il Royal Norwegian Explorers Club ha pubblicato un libro che presentava Churchill, nominandolo come uno dei migliori esploratori e avventurieri di tutti i tempi.

Famiglia
Churchill sposò Rosamund Margaret Denny, figlia di Sir Maurice Edward Denny e nipote di Sir Archibald Denny , l’8 marzo 1941. Ebbero due figli, Malcolm John Leslie Churchill, nato nel 1942, e Rodney Alistair Gladstone Churchill, nato nel 1947.

Conclusioni personali.

Che dire oltre?, un personaggio di tutto rispetto e con una storia a dire il vero quasi ai confini dell’immaginazione.

Se ne potrebbe tranquillamente trarre la sceneggiatura per un film.

L’immagine che mi ha stupito di più e che mi ha fatto decidere di scrivere questo articolo?

Per gli intenditori di tiro con l’arco…

vi chiedo di osservare con attenzione e di riflettere l’anno della foto…1939:

  • corda sul naso e contatto sulle labbra
  • presa delle dita sulla corda
  • allineamento del gomito della corda con il gomito dell’arco
  • mira con due occhi aperti
  • spalla dell’arco perfettamente incassata
  • baricentro ed equilibrio statico
  • attenzione e concentrazione al bersaglio e non alla mira
  • faretra tipo hunter

Tutte le notizie e le fotografie riportate in questo post, sono state ricercate e selezionate dalla rete e in parte da Wikipedia oltre che rivedute e correte da me personalmente, ringrazio tutti quelli che precedentemente hanno fatto ricerche così accurate e precise.

A presto.

Maury.