Ci sono particolari situazioni e circostanze che a volte si trasformano in quelle che mi piace definire ” confluenze mistiche”.
Nei giorni scorsi, per puro caso, ho letto un articolo che parlava di lupi e umani, e mentre lo leggevo con particolare attenzione, mi è ritornato in mente un particolare doloroso ma affascinante che mi è successo quando avevo 10 anni, come si fosse aperto improvvisamente e dal nulla, un varco spazio temporale, e mi ci sono ritrovato catapultato dentro, ed ero li nel 1973, proprio sul lago di Como alla cresima di mio cugino.
Mentre tutti bambini ( almeno una trentina, o forse anche di più ) giocavano e correvano nel parco del ristorante, ad un certo punto un enorme cane lupo dal manto nero e marrone, saltò con un balzo incredibile, l’alta recinzione è scelse nel gruppo chi sarebbe stato il suo obiettivo da azzannare, ovviamente quello fui io, e più precisamente la mia piccola e bianchiccia coscia destra. Risultato finale: io portato in ambulanza all’ospedale più vicino, dove venni ricucito e punturato con anti-rabbica e anti-tetanica (che avrei dovuto rifare ogni settimana x 5 settimane), al povero animale andò peggio, molto peggio, Argo così si chiamava, fu prima sedato pesantemente e poi rinchiuso in un canile per animali pericolosi. Uscito dall’ospedale, avrei voluto poterlo guardare negli occhi e capire se era davvero cattivo oppure se l’avevamo stressato noi bambini a tal punto da fargli perdere il controllo, mi sono sentito tante volte in colpa per la sua presumibile e indicibile fine; proprio io che ho sempre amato i cani lupo e con i quali sono cresciuto fin da piccolissimo, grazie a mio nonno e alla sua passione per quei particolari e splendidi animali.
Comunque, torniamo all’articolo, che parlava di un ragazzo Canadese, Andrey, e del (“suo” non direi, un lupo è indomito e libero sempre, almeno così lo definiscono gli Indiani) lupo Akela, che trovò in un bosco, non lontano da casa. Il cucciolo di lupo aveva pochi giorni ed era ancora vicino alla mamma morta, intrappolata in una tagliola. Da allora il lupetto è diventato un vero fratello di sangue, più che un animale addomesticato, ora Akela è un lupo nero ed enorme, pesa 65 kg, è davvero imponente e alquanto inquietante, ma molto docile e amorevole, oltre che abbastanza ubbidiente, ma è pur sempre un lupo.
Poi ieri sera, ho visto su Amazon Prime la locandina del film ” Il Lupo e il Leone”, ed amando entrambe le specie, e non avendo di meglio da fare ho deciso di guardarlo.
La mia scelta è stata automatica, quasi come un’ attrazione magnetica e mai decisione fu così giusta.
La storia è reale ed è stata trasposta prima nel film dello stesso regista di “Mia e il leone bianco”, e poi in un romanzo ( Età di lettura consigliata : da 8 anni ).
Di solito succede sempre il contrario, viene stampato e venduto prima il libro e poi se questo ha avuto successo e qualcuno ne acquista i diritti diventa un film. Questo particolare mi ha incuriosito ancora di più, inoltre l’ambientazione è in una riserva ( molto probabilmente Indiana ) ambientale, dei laghi Canadesi, un luogo che ho sempre amato, pur non essendoci mai stato fisicamente, ma questo era uno dei viaggi che sognavo di organizzare con mio padre, ma che non sono riuscito a realizzare a causa della sua prematura scomparsa.
Ma prima vediamo il trailer;
Ora la trama:
Alla morte del nonno (convinto animalista e conservatore delle tradizioni locali), Alma, una giovane pianista di New York, torna nella casa dell’infanzia, su un’isola in mezzo ad un lago, circondato dalle foreste, per sistemare gli affari di famiglia lasciati in eredità, in attesa dell’esame di ammissione al conservatorio di L.A.
La tranquillità delle sue giornate viene piacevolmente sconvolta, quando all’improvviso nella sua vita fanno irruzione prima un leoncino (Dreamer) e poi un lupacchiotto (Mozart).
La ragazza decide, così di istinto, come gli aveva consigliato di fare suo nonno, di prendersene cura, ma di nascosto da tutti,
sopra tutto, per proteggerli dagli uomini (Ranger, Protezione Animali, Veterinari, cacciatori…) che li vorrebbero catturarli e rinchiudere, o peggio uccidere o utilizzare come cavie per esperimenti.
I due cuccioli crescono giocando insieme come fratelli, e la “bianca di manto” mamma lupa nei primi giorni li allatta insieme, senza opporsi al fatto che uno sia suo figlio e l’altro non solo un’estraneo, ma addirittura un felino.. e che felino, ma poco importa, sempre cucciolo è.
Ma un giorno la mamma lupa sparisce e contemporaneamente il loro segreto viene scoperto accidentalmente: ovviamente sono ritenuti pericolosi e selvatici e di conseguenza, mentre Alma è incosciente in ospedale, il lupo viene rinchiuso in una riserva naturale per la salvaguardia del lupo artico e il leone spedito in un circo (quello al quale era destinato fin dall’inizio, e per il quale era stato strappato dalla cattività nella savana sud-africana, dopo pochi giorni dalla nascita, ovviamente uccidendone la madre) .
Separati da centinaia di chilometri, da sbarre, gabbie e recinti, Alma e i suoi due amici cercheranno disperatamente di ritrovarsi… ci riusciranno?.
Conclusioni personali:
Non vi nego che mi sono commosso, e non poco. E ne ho voluto scrivere un post.
Sopra ogni riferimento alla salvaguardia della natura, degli animali, del nostro pianeta, mi è stato rivelato un significato profondo, al quale poco spesso rifletto, a come la natura stessa abbia la capacità di “aggiustare” quello che sembra rotto o imperfetto o meglio ancora non convenzionale e lo fa in maniera assolutamente “normale”, senza chiedersi o farsi mille domande.
Come sia possibile che due specie così diverse siano state in grado, di non farsi del male, ma di crescere e di amarsi come dei veri fratelli?
E qui mi sorge una domanda e mi scuso se qualcuno la riterrà inopportuna:
solo gli esseri umani sono in grado, pur essendo della stessa specie, di odiarsi e uccidersi, per il colore della pelle diverso, di un gender diverso, di una religione diversa, di una etnia diversa o solo per il puro piacere di farlo?
Meritiamo per davvero di vivere e “sfruttare” questo pianeta?, di respirare la sua aria e di bere la sua acqua?.
Non abbiamo imparato dal passato e tantomeno nulla dalla natura, siamo così intelligenti e capaci, ma siamo così poveri d’animo e stupidi oltre che inutili alla sopravvivenza del nostro mondo, e pur consapevoli, di questo senso unico senza ritorno, ma non ci fermiamo e ragioniamo col cuore.
Spero davvero che le nuove generazioni, siano e diventino quello che non siamo più noi:
ribelli, indomabili, essenziali, semplici, responsabili, incorruttibili
e che questo, possa ricreare le condizioni per rispettare nuovamente il nostro pianeta e tutti gli esseri viventi animali e vegetali che lo popolano, seguendo la filosofia dei popoli indigeni (indiani, eschimesi, aborigeni, pigmei, ecc. ).
I popoli indigeni* hanno un concetto diverso di foreste. Non sono viste come un luogo in cui si estraggono risorse per aumentare i propri soldi – sono viste come uno spazio in cui viviamo e che ci viene dato da proteggere per le prossime generazioni “, così ha affermato, Myrna Cunningham, un’indigena del Nicaragua.) che ci hanno preceduti e che sapevano bene come comportarsi e rispettare la natura.
- indìgeno agg. [dal lat. indigĕna, comp. di ĭndu (= in-) e –gena (v. -geno)]. – Che è nativo e originario del luogo. Comunem. si dice di popolazione (o dei singoli individui che la compongono) che, a quanto è noto, risulta essere sempre esistita in un dato territorio e non immigrata: quindi sinon. di aborigeno, autoctono, nativo. Il termine è stato usato spec. con riferimento alla colonizzazione europea, per indicare i nativi dei luoghi occupati, in opposizione ai colonizzatori e conquistatori europei
Note:
il Regista Gilles de Maistre ritorna sugli schermi, a distanza di tre anni,
sempre con una storia “animal oriented”. Protagonisti del film sono due animali apparentemente pericolosi e selvaggi, ma che in realtà sono i primi a essere minacciati dal comportamento dell’uomo.
Con “Il lupo e il leone”, il regista cerca di bissare il grandissimo successo internazionale registrato da “Mia e il leone bianco”, che si è poi rivelato il film francese di maggior successo internazionale del 2018 con oltre 6 milioni di biglietti venduti.
Se nel primo film veniva affrontato il tema della caccia di frodo e dei safari in ambienti perimetrati
(i cosiddetti “canned hunts”), di cui sono vittime i leoni soprattutto in Sudafrica; in “Il lupo e il leone”, non manca una critica alle condizioni in cui vivono gli animali nei circhi.
I buoni sentimenti e la denuncia dei maltrattamenti nei confronti degli animali si conferma,
così, la formula scelta da de Meistre per unire impegno ambientalista e cinema responsabile.
Una conferma di come il cinema possa dare un contributo importante per la tutela dell’ecosistema, e,
in questo caso, per affermare il diritto alla libertà anche degli animali.
P.S se avete dei bambini, fate vedere loro questo film e stategli vicino, per spiegare alcuni passaggi importanti e poi discutete insieme sul vero significato di questa bellissima storia.
A presto.
Maury.