S.H.A.D.O. 1969.

Sono passati ben 52 anni (e vorrei proprio evidenziare il mezzo secolo, cercando di focalizzare le vostre conoscenze di quel lontano periodo, molti di voi non erano ancora nati, altri erano piccoli, altri già adolescenti, io allora avevo 6 anni, e mi ricordo tutto perfettamente), da quando per la prima volta apparve sugli schermi Inglesi la prima versione di questo telefilm, In italia venne trasmesso per la prima volta nel 1971 con il nome U.F.O. e da allora iniziai a fare molte riflessioni.

Nel secondo lockdown ho rivisto alcune scene per caso, e subito ho ricercato nel mio archivio le 26 puntate e ovviamente le ho riguardate tutte.

Qui la sigla originale:

Per chi non lo conoscesse, vi ricordo che è stato realizzato nel 1969, e fino ad allora per questo tipo di fantascenza, esistevano solo delle animazioni con marionette o dei cartoni animati e precedentemente nel 1966 la prima puntata della serie Star Trek ma per il mercato U.S.A. e U.K ( ma lasciatemi dire che la prima serie non ha nulla da confrontare e condividere con U.F.O, almeno per quello che mi riguarda) e solo nel 1977 il primo episodio di StarWars.

Di conseguenza, prima di fare obiezioni e/o rimostranze, sempre che vi interessi l’argomento, consiglio di guardarne alcuni frame ( potete trovare su youtube molti episodi e anche alcuni film ) e di analizzare quello che tra poco andrò ad argomentare.

MELTIN’POT e un pò di storia:

UFO è una serie televisiva britannica di fantascienza, ideata nel 1969 da Gerry Anderson e prodotta dal 1969 al 1970, insieme a sua moglie Sylvia, trasmessa originariamente dalla televisione britannica Independent Television (ITV) dal 1970 al 1971.
Fu la prima realizzata dagli Anderson con veri attori, avendo ideato e prodotto fino ad allora delle serie di successo realizzate con marionette, tra le quali:

Stingray

e Thunderbirds.

Inizialmente indirizzata al mercato anglosassone, composta di 26 episodi della durata di 50 minuti ciascuno, UFO fu trasmesso in Gran Bretagna dal 1970 e subito dopo negli USA. La colonna sonora è composta da Barry Gray.

Visto il notevole budget ad essi dedicato, la produzione degli effetti speciali fu considerata d’avanguardia per l’epoca. ( e vi posso assicurare che vista con gli occhi di oggi, è chiaramente una serie tv fatta in economia tecnica e con una regia approssimativa, ma vista 50 anni fa, quando si girava sul ciao e con la Fiat 126 o 850… era assolutamente fantascenza).

LA TRAMA.

In un prossimo futuro ( allora lo era essendo una story concepita nei primi del anni ’60, con visione di un futuro proiettato da li a 10/20 anni cioè tra il 1970 e il 1980) la Terra subisce delle incursioni da parte aliena. Dal 1970 le autorità politiche e militari acquisiscono le prime prove certe e viene quindi istituita un’organizzazione militare segreta, S.H.A.D.O. (Supreme Headquarters Alien Defence Organisation, comando supremo dell’organizzazione di difesa contro gli extraterrestri), il cui emblema è un uomo che proietta un’ombra, il cui vocabolo storpiato in lingua inglese è appunto shadow.

(Mi sono sempre chiesto… sarà veramente esistita? com’è che ci si può inventare una cosa di questo genere, e poi tutto quello che ad essa era connesso?, mah!)


Gli alieni a bordo degli UFO che giungono sulla Terra non hanno una origine certa fino a quando nell’episodio “L’ingrandimento”, una sonda spaziale terrestre riesce a raggiungere e fotografare il loro pianeta che appare di tipo terrestre, ma di esso non si sa altro, salvo che si tratta di un pianeta morente come descritto nell’episodio ESP. Poiché gli UFO appaiono in grado di raggiungere una velocità massima di dodici volte superiore a quella della luce e nell’episodio L’ingrandimento la sonda impiega quattro mesi di inseguimento a raggiungere il suddetto pianeta, si presume che quest’ultimo appartenga al sistema di Alpha Centauri, distante dalla Terra circa 4,3 anni luce. Le loro astronavi possono dunque valicare le enormi distanze tra il loro ed il nostro pianeta, viaggiando a velocità superluminali, ma non possono resistere per più di quarantott’ore nell’atmosfera terrestre, poiché decorso tale lasso di tempo si disintegrano. Esse possono trasportare pochi passeggeri ( molte volte 1, altre 2, solo in un caso 3, due alieni e un’umano). Hanno un aspetto di trottola rotante sul proprio asse verticale e, durante il volo nell’atmosfera terrestre, emettono un caratteristico sibilo metallico abbastanza inquietante (composto da Barry Gray con un sintetizzatore elettronico); sono armate con un raggio distruttore (tipo laser verde) ma sono vulnerabili agli esplosivi convenzionali; possono inoltre navigare sott’acqua:

nell’episodio Controllo computer uno di essi si nasconde sul fondo di un lago, così come in L’occhio del gatto e in Troppo silenzio; in Sul fondo appare un UFO specializzato per la navigazione subacquea mentre in Riflessi nell’acqua viene presentata una base aliena sottomarina.

Gli alieni sono equipaggiati con armi da fuoco (qui pecca il fatto che avrebbero potuto utilizzare lo stesso tipo di laser verde delle loro navicelle per rendere più realistica la storia, probabile sia stato complicato realizzarlo).

(la sequenza d’apertura del primo episodio, Finalmente identificato, mostra l’omicidio di una terrestre che aveva scorto un UFO) e altre con la funzione di stordire le loro vittime (v. L’occhio del gatto). L’esame dei corpi di alcuni alieni uccisi rivela che essi hanno forma umana. Nelle tute spaziali essi sono immersi in un liquido verde ossigenato, che dà il colore alla pelle e che si suppone serva ad ammortizzare gli effetti dell’accelerazione durante il viaggio (Finalmente identificato).

Qui si nota il riempimento del casco di Paul Foster appena rapito.

Lenti a contatto opache proteggono i loro occhi dal contatto col liquido, ma potrebbero anche essere servite per proteggere dalla pressione della tuta. ( chissà perchè non le hanno messe a Foster!!!)

Un’autopsia del primo di essi catturato rivela il trapianto di organi prelevati dai terrestri, da essi rapiti (Finalmente identificato). Si suppone perciò che gli alieni utilizzino avanzate tecniche di trapianto per arrestare il processo di invecchiamento biologico, forse per compensare la loro sterilità e prossima estinzione. Tale spiegazione dell’interesse degli alieni per i terrestri viene però messa in discussione in successivi episodi (L’occhio del gatto), nei quali si sostiene che in realtà essi siano dei “computer viventi” che utilizzerebbero i corpi dei terrestri rapiti, riprogrammandone il cervello, per inserire in esso le loro personalità, e sfruttando i trapianti per evitare l’invecchiamento negli anni che trascorrono nei voli interstellari. (Proprio in quegli anni il prof.Barnard, iniziò la pratica del trapianto di cuore).

Ambientazione e scenari.

Gli episodi ambientati in Gran Bretagna, tuttavia la trama e i personaggi dell’episodio “Controllo confetti: OK!” dimostrano che la SHADO è un’organizzazione internazionale (Straker è un ufficiale dell’aviazione militare USA, la riunione propedeutica alla nascita della SHADO si svolge nel 1970 all’ONU con l’intervento di delegati inglesi, francesi, tedeschi e statunitensi, la sua risposta alla domanda sul reclutamento del personale postagli da uno dei delegati e il personaggio del generale Henderson, già superiore di Straker nell’USAF, quale presidente di una Commissione Astrofisica Internazionale che eroga i fondi necessari alla SHADO). In vari episodi viene mostrata la collaborazione col personale della SHADO di altre forze militari e di agenzie di spionaggio e civili (nell’episodio L’ingrandimento la sonda destinata a fotografare il pianeta degli alieni viene lanciata da una base e con un missile della NASA).
L’attività della SHADO si svolge nel segreto. Il suo quartier generale è ubicato nel sottosuolo di uno studio cinematografico di proprietà della casa cinematografica di fantasia Harlington-Straker,

di cui il comandante in capo Ed Straker si finge comproprietario. Complessivamente l’organizzazione sembra avere un personale poco numeroso (sommando tutti gli attori e le comparse al quartier generale appaiono assegnate meno di cento persone, e su Base Luna ne operano una quindicina).
La SHADO dispone di forze e mezzi d’avanguardia per azioni sulla Terra e nello spazio.

Si va dal SID (Space Intruder Detector, Rilevatore spaziale di intrusioni), un satellite-radar in orbita bassa che scansiona tutto lo spazio del Sistema solare per segnalare l’arrivo di oggetti volanti non identificati, alla linea avanzata di difesa,

Base Luna (che nell’episodio Salvataggio viene localizzata nel Mare Imbrium, vicino al cratere Wallace),

dove sostano in pianta stabile tre Intercettori dotati di un solo missile ( inizialmente e visto il periodo politico internazionale, i produttori avevano pensato di utilizzare dei missili nucleari, ma poi la decisione, forse per non destabilizzare la già tesa situazione, di optare per delle testate esplosive convenzionali, non prima di aver provato ad utilizzare delle bombe a frammentazione per rendere più offensivo e performante il raggio di azione dell’unico missile in dotazione,ma risultate di difficile realizzazione pratica), mi ha sempre affascinato la sequenza di ingresso negli abitacoli attraverso degli scivoli tunnel, ho scoperto solo ultimamente che era stato un magheggio dato dal retaggio dei burattini che non avrebbero potuto entrare nei moduli spaziali dei film precedenti e poi è rimasto come imprintig della serie maggiore, lo stesso vale anche per l’ingresso dallo SkyDiver nello SkyOne, in ogni caso era molto d’effetto.

è da notare che sulla Luna, all’interno della base, i personaggi si muovono come se la gravità fosse equivalente a quella terrestre.

Gli oceani sono pattugliati dai sottomarini SkyDiver,

provvisti di mezzo aereo (lo Sky One),

lanciabile anche da sotto la superficie per intercettare gli UFO nell’atmosfera terrestre, ( non ho nozione se qualche potenza abbia mai effettivamente realizzato un mezzo simile, se qualcuno di voi è a conoscenza di tale sistema mi dia info). Una delle basi della flotta, con diversi sottomarini alla fonda, viene mostrata nell’episodio Bombe psicologiche.

I principali mezzi di terra sono gli Shado Mobiles,

blindati semoventi provvisti di cingoli, armati di cannoncino da torretta a scomparsa. La sigla di apertura mostra tutti questi mezzi difensivi approntati dalla SHADO che vengono sbarcati da una rampa idraulica di un jet da trasporto.

Da accenni in vari episodi si sa che viene mostrata solo una parte delle basi e dei mezzi (nell’episodio “Sul fondo” Straker ordina al Capitano Waterman,che aveva abbandonato con Sky One lo Skydiver colpito da un Ufo subacqueo,di atterrare “nella più vicina base della SHADO”).

Esistono anche altri mezzi di supporto aereo tattico/trasporto/interdizione/soccorso/lancio in atmosfera:

dico solo una cosa … 1969… aerei che sembrano i nostri F15 o Tornado, Idroplani jet per recupero e trasporto, convertiplani a decollo verticale,

quello che vedete in rosso.. è lo StratoLouncer, l’antenato dello space Shuttle

e sotto lo Shadair..aereo da carico supersonico…

saranno pur sempre dei modellini, ma quanto erano fatti bene e precursori di quello che sarebbe venuto da li a 40 anni?


La casa cinematografica che costituisce la copertura di SHADO sfrutta un vero set cinematografico, quello di Pinewood, utilizzato in passato anche dalla Metro-Goldwyn-Mayer ed in tutte le produzioni di 007, il che costituì un buon espediente per risparmiare sui costi di produzione della serie. Gli interni furono invece filmati a Borehamwood. L’idea dello studio televisivo, oltre a eliminare la necessità e il relativo costo di mettere in piedi un set dedicato era funzionale alla trama in quanto celava tranquillamente, sotto il velo della finzione scenica, attività inusuali come massicci spostamenti di veicoli, materiali e persone.
Come detto, le vicende della serie si svolgono 20 anni nel futuro, nei primi anni ottanta del XX secolo, descritti come un periodo di notevole progresso scientifico, tecnologico e sociale e di crescente integrazione internazionale, ma vi sono diversi flashback collocabili al 1969-1970: Finalmente identificato, con Straker ancora ufficiale USAF (e con la capigliatura naturale); Controllo confetti: OK!, dove si guida ancora alla maniera britannica e Il lungo sonno, dove una coppia di hippy in preda ad allucinazioni causate dall’assunzione di LSD ha un incontro fatale con gli alieni. Altro richiamo al passato prossimo è la scena del party all’inizio nell’episodio Incubo, dove Foster balla al suono di Get Back dei Beatles, un successo del 1969 e l’abbigliamento dei convenuti non è dissimile a quello fine anni sessanta. Infine nell’episodio I globi di fuoco Straker e Freeman rivedono un’intervista rilasciata nel 1969 dal vero ufologo Frank E. Stranges, fondatore del National Investigations Committee on Unidentified Flying Objects, girata quando Stranges visitò il set della serie nel luglio 1969. Sebbene non si tratti di un vero flashback nell’episodio Bonifica spaziale vengono mostrati e distrutti i relitti orbitanti di alcuni stadi della Voschod 2 e dell’Apollo 8.

Story telling e Tematiche della storia.

La serie unisce l’azione, tipica delle serie americane, alle interazioni personali tra i personaggi, secondo una visione più europea. Non mancano momenti di vita privata e di velato eros, testimoniato dall’avvenenza del personale femminile con uniformi attillate, una tuta color nocciola per il personale terrestre e argentata con una singolare parrucca viola ( inizialmente erano tinte di fucsia, ma i colori erano troppo aggresivi e scolorivano in pochi giorni, il trucco poi era impossibile e di conseguenza hanno optato per le parrucche viola, ps. quella originale del set del tenete Ellis è stata venduta all’asta per 100.000 sterline) per quello della base lunare, a suggerire una visione futuribile di parità e libertà sessuale. In diversi casi i rapporti fra gli ufficiali e gli operativi della SHADO dimostrano un’assenza di formalismi gerarchici (nell’episodio Corte marziale Straker ricorda ad altri personaggi che la SHADO è un’organizzazione militare e che fra Terrestri e Alieni è in corso una vera e propria guerra non convenzionale). Complessivamente le relazioni tra il mondo esterno e la SHADO sono molto ristrette in nome della vitale segretezza.
I personaggi non sono dipinti come supereroi ma come persone con comuni debolezze e problemi personali, aggravati dalle loro enormi responsabilità. È emblematico l’episodio Controllo confetti: OK!, dove viene narrata la crisi e la fine del matrimonio di Straker che, dovendo assumere il comando dell’organizzazione, è costretto a trascurare la propria consorte fino al sacrificio ed al divorzio. In un altro episodio, Il triangolo quadrato, un alieno viene ucciso accidentalmente da una coppia di amanti che sta tendendo un agguato al marito tradito. Condotti al quartier generale SHADO, viene loro somministrato un farmaco che rimuove la loro memoria recente. L’episodio si chiude con una scena inquietante in cui la donna visita la tomba del marito assassinato in un secondo tempo. Il tema degli affetti ritorna con l’amarissimo Questione di priorità, dove il protagonista, diviso fra l’emergenza UFO e la salvezza di suo figlio, ricoverato gravissimo, non può far pervenire un farmaco dagli Stati Uniti che possa salvarlo, perdendo così anche il suo ultimo legame con il fallito matrimonio.
Il tema della segretezza accomuna gli episodi. Nel primo della serie, Finalmente identificato, il futuro comandante dello SkyDiver, Peter Carlin, la cui sorella Leila è stata sequestrata dagli alieni, si trova costretto ad assistere ad un fittizio funerale, nel quale il feretro chiuso contiene uno di loro deceduto ma recante degli organi prelevati dalla ragazza, sotto gli occhi dei suoi genitori totalmente ignari. Foster, vittima anch’egli di un contatto con UFO durante un volo ad alta quota, viene impossibilitato a divulgarne le prove e convinto con maniere poco ortodosse ad arruolarsi nella SHADO onde tutelare definitivamente il segreto in nome della sicurezza nazionale, a costo di dover anch’egli sacrificare gli affetti.
La natura e l’origine degli alieni restano un mistero. Non comunicano, mostrano il loro volto di rado (il più ricorrente è interpretato da Gito Santana). Benché il loro operato sia noto, si suggerisce l’ipotesi che tra essi non tutti condividerebbero i propositi criminali della maggioranza, come nell’episodio Questione di priorità, dove avviene un mancato tentativo di diserzione.

Tecnologie e Strumentazioni.

Nella serie sono presenti alcune innovazioni ancora in fase di studio o scarsamente diffuse nel 1969, come l’aereo da trasporto supersonico, il convertiplano, il telefono per auto, il cercapersone, veicoli elettrici con guida joystick, il telefono cordless, orologi digitali a cristali liquidi, le cuffie con microfono wireless, l’aria condizionata per auto, pannelli retro illuminati per relax ambiente, computer per la ricerca scientifica e nelle applicazioni mediche e militari – quando la serie fu scritta e girata esisteva solo ARPANET, tuttavia in molti episodi vengono mostrate reti telematiche, anche interfacciate tra loro.


L’automobile di Straker, dall’aspetto futuribile, bassa e aerodinamica, è una Ford Zephyr la cui carrozzeria è stata ridisegnata con una struttura in plexiglas colorato. Anche l’interno è stato modificato e il volante ha una configurazione definita “a calice”.

La guida delle auto è a sinistra perché la produzione ha riciclato le vetture di scena dal film Doppia immagine dallo spazio, anch’esso interpretato da Bishop e ambientato in Portogallo. Com’è avvenuto in Svezia alla fine degli anni sessanta si prevedeva un adeguamento delle norme di circolazione britanniche a quelle dell’Europa continentale. Bishop avrebbe commentato in seguito che, proprio perché il disegno di alcune parti, come il volante, era improntato più che altro a criteri scenici, l’autovettura era di fatto inguidabile. Le riprese venivano eseguite con le auto che marciavano a bassa velocità, con interventi acceleratori in fase di montaggio. Inoltre, le porte ad ala di gabbiano non erano motorizzate bensì aperte a mano da un macchinista di scena. Nell’episodio Corte Marziale lo stesso operatore appare riflesso sui vetri dell’automobile. Auto simili vengono impiegate quali auto di proprietà di altri personaggi, tra i quali gli ufficiali Freeman, Lake e Foster.

Produzione e ..

Era intenzione di Gerry Anderson realizzare una serie dove i personaggi contassero più dell’azione. L’uso di marionette per le serie precedenti era un mezzo per ottenere budget per una produzione futura con attori veri.
Nonostante il successo europeo, non ultimo quello italiano, la serie negli Stati Uniti non ebbe accoglienza calorosa, tantomeno di successo di share, che sono state addebitate ora alla concorrenza della serie Star Trek, ora alla diffidenza della distribuzione per delle tematiche complesse che sarebbero state in contrasto con il gusto medio americano. La diffusione avveniva in orario spesso scomodo. L’esito condizionò le scelte future della produzione, dipendente da capitale statunitense.
Dopo il completamento dei 26 episodi fu messo in cantiere il progetto per un sequel che originariamente avrebbe dovuto chiamarsi UFO: 1999, ambientato su una base lunare più grande appunto nel 1999, preceduto da un episodio pilota intitolato Kill Straker! (UFO: Uccidete Straker!), dove il comandante negozia per maggiori fondi governativi per costruire una base lunare più grande entro dieci anni. Un attacco alieno in vasta scala distrugge parte del nostro satellite naturale proiettando la base lunare negli spazi esterni. Il progetto però non piacque ai produttori americani e pertanto UFO: 1999 fu abbandonato finché gli Anderson non ripresero l’idea un paio d’anni più tardi ipotizzando un allontanamento irreversibile della Luna dall’orbita terrestre causato da un’esplosione nucleare: si trattava del canovaccio di Spazio 1999, una serie TV completamente nuova co-prodotta con la RAI nel 1974.

Curiosità della versione italiana.

L’edizione in lingua italiana fu trasmessa dalla Televisione svizzera di lingua italiana a partire dal 1970 con il titolo di Minaccia dallo spazio e a partire dal 1971 dalla RAI, con il nome originale di UFO. La serie è stata riproposta costantemente nel corso degli anni, da varie emittenti locali italiane e nuovamente in RAI a partire dal 1996, con video digitalmente restaurato. Nel 1999 l’allora network Tmc2 ripropone la serie con interviste e approfondimenti nella rubrica Dr Futuro, ripristinando scene tagliate e trasmettendo gli episodi inediti in RAI in lingua originale sottotitolata. La serie è stata distribuita su DVD per l’home video anche in lingua italiana.
La programmazione della RAI le dedicò originariamente una fascia di ascolto dedicata al pubblico giovanile, in quanto di genere fantastico-fantascientifico, tuttavia la serie UFO divenne ben presto un cult soprattutto tra gli adulti. Il soggetto presenta situazioni non adatte ai giovanissimi, dove non mancano tensione, suspense, mistero e violenza seppure mai esplicitata nonché uno sfumato erotismo ravvisabile in molte scene e nelle divise delle protagoniste, un carattere sconosciuto alle produzioni italiane dell’epoca, tanto da censurarne 5 episodi completamente e tagliando moltissime scene.

Le girls di S.H.A.D.O.

Film e non solo telefilm.

Dalla serie sono stati tratti alcuni lungometraggi cinematografici realizzati fra il 1973 e il 1980, realizzati da un’effimera casa di produzioni, la Kent, montando scene tratte dai telefilm, molti dei quali trasmessi dalla TV Svizzera – per esempio Controllo confetti: OK! – stravolgendo trama e dialoghi. Per esemplificare, la famosa scena del party di Paul Foster, preludio al suo sequestro da parte degli alieni, viene posticipata per narrare un’inesistente licenza premio; una coppia uccide un alieno credendolo un ladro così la torbida vicenda de Il triangolo quadrato diventa legittima difesa e l’amante promosso a rango di marito. A queste bizzarrie si aggiunge l’utilizzo di brani della colonna sonora della serie 007 di John Barry scambiato per assonanza con Barry Gray, autore delle musiche della serie.[senza fonte]
Quest’iniziativa costituì l’opportunità per una visione a colori della serie, in epoca in cui la Rai trasmetteva ancora in bianco e nero, dando modo allo spettatore italiano di avere un’idea della SHADO, della sua origine e la sua organizzazione, principalmente con il montaggio di scene tratte dall’episodio Controllo confetti: OK!.
• UFO – Allarme rosso… attacco alla Terra! (1973)
• UFO – Distruggete Base Luna (1973)
• UFO Prendeteli vivi (1974)
• UFO Contatto Radar… stanno atterrando…! (1974)
• UFO Annientate SHADO… Uccidete Straker… Stop (1974)
• Invasion: UFO (1980)
Nel 1980 fu prodotto per il mercato anglosassone un lungometraggio dal titolo Invasion: UFO, realizzato con frammenti tratti da alcuni episodi della serie originale.
Negli anni novanta sembrò prossima la realizzazione di una nuova serie di telefilm, denominata UFO 2, che avrebbe dovuto essere prodotta in Australia.
Dal 2007 hanno iniziato a diffondersi voci, poi confermate, sull’intenzione del produttore Robert Evans di girare un film ispirato alla serie, intitolato UFO. Il sito ufficiale del film prevedeva l’uscita nelle sale per il 2012, termine poi slittato al 2014. La regia era stata affidata a Matthew Grazner.. ma tutto questo non è mai stato realizzato.

Voci che da qualche tempo stanno girando in modo insistente, danno per certo, che esiste la possibilità che ne venga fatta una miniserie da 5/6 episodi… chissà!

Personaggi:

Il colonnello Edward “Ed” Straker, comandante in capo di SHADO ( Ed Bishop ) è un ex colonnello, pilota e astronauta dell’aeronautica americana originario di Boston , Massachusetts, che ha organizzato SHADO a seguito di una serie di attacchi UFO nel 1970. Straker si maschera da il capo degli Harlington-Straker Film Studios, il quartier generale di SHADO si trova direttamente sotto lo studio.

Il colonnello Paul Foster ( Michael Billington ) viene introdotto nell’episodio ” Exposed “. Un ex pilota collaudatore, il suo aereo è stato gravemente danneggiato quando Sky One di SHADO ha intercettato e distrutto un UFO nelle immediate vicinanze del jet di Foster. La sua persistente indagine sull’incidente ha minacciato di esporre l’esistenza di SHADO, quindi Straker gli ha offerto una posizione con SHADO.

Il tenente Gay Ellis ( Gabrielle Drake ), visto come comandante della base lunare durante la prima metà della serie. Il tenente Ellis è occasionalmente ritratto come privo di fiducia in se stesso, e altre volte come un ufficiale incaricato. Viene brevemente riassegnata al quartier generale di SHADO quando viene suggerito che potrebbe essere coinvolta sentimentalmente con il pilota dell’intercettore Mark Bradley (” Computer Affair “).

Il colonnello Alec Freeman, secondo in comando di SHADO ( George Sewell ) un ex pilota e ufficiale dei servizi segreti, è il primo ufficiale di SHADO (e il primo agente reclutato in SHADO da Straker) per 17 episodi della serie (Sewell se ne andò dopo il cambio di studios, non essendo poi disponibile quando la produzione in serie è ripresa ai Pinewood Studios ). Freeman è il miglior amico e braccio destro di Straker e, occasionalmente anche il duro ufficiale in comando, oltre ad essere un incallito playboy.

Il generale James Henderson, presidente della IAC ( Grant Taylor ), ufficiale superiore di Straker, è presidente della Commissione astrofisica internazionale, che è una copertura per SHADO ed è responsabile dell’ottenimento di fondi e attrezzature da vari governi per mantenere operativa SHADO. Straker e Henderson si scontrano spesso sulle esigenze di SHADO e sulle realtà economiche.

Il colonnello Virginia Lake ( Wanda Ventham ) appare per la prima volta nell’episodio di apertura della serie (“Identified”), come scienziato SHADO. Specialista di computer, è stata membro del team di progettazione del dispositivo di localizzazione “Eutronics”. Durante gli ultimi otto episodi, Lake è tornata a prendere il posto di primo ufficiale SHADO, sostituendo Freeman ( con grande soddisfazione e ammirazione di Straker).

Capitano Peter Carlin ( Peter Gordeno ), durante il primo terzo della serie, Carlin è il comandante del sottomarino Skydiver e pilota del suo aereo intercettore, Sky One. Nel 1970, Carlin e sua sorella trovarono un UFO e furono attaccati; fu colpito e ferito e sua sorella scomparve. Si è unito a SHADO nella speranza di scoprire cosa è successo a sua sorella, e alla fine ha appreso che i suoi organi erano stati prelevati nell’episodio pilota ” Identified “.

Il tenente Nina Barry ( Dolores Mantez ) è una delle prime reclute di Straker in SHADO. Barry lavora come localizzatore spaziale alla Base Lunare e in seguito sostituisce il tenente Ellis come comandante. A un certo punto serve anche a bordo di Skydiver (” Sub-Smash “).

Il capitano Lew Waterman ( Gary Myers ) è inizialmente un pilota di intercettori sulla Luna; in seguito viene promosso capitano e sostituisce Peter Carlin come comandante di Skydiver e pilota di Sky One.

Il tenente Ayshea Johnson ( Ayshea Brough ) è un ufficiale del quartier generale della SHADO in 14 episodi, e in seguito diventa l’ufficiale delle comunicazioni di SHADO dopo la partenza del tenente Ford.
Il dottor Douglas Jackson ( Vladek Sheybal ) è lo psichiatra e ufficiale scientifico di SHADO. Ricopre una serie di funzioni all’interno di SHADO, inclusa quella di pubblico ministero durante la corte marziale di Paul Foster. È implicito che “Douglas Jackson” non sia il nome di nascita del personaggio, poiché parla con un forte accento dell’Europa orientale.

Il tenente Joan Harrington (Antonia Ellis), un altro agente operativo della Base Lunare, è stata una delle prime reclute dell’organizzazione, come si vede in “Confetti Check AO.K.”

Miss Ealand ( Norma Ronald ) è un’agente della SHADO che si maschera da segretaria dello studio cinematografico di Straker. È la prima linea di difesa contro chiunque entri nel quartier generale di SHADO tramite l’ufficio/ascensore di Straker. Il personaggio non si vede nella maggior parte degli episodi di cambio post studio, venendo sostituito in due episodi da una Miss Holland, interpretata da Lois Maxwell .

Il tenente Mark Bradley ( Harry Baird ) è un pilota intercettore nato nei Caraibi basato sulla Luna. Diventa sentimentalmente coinvolto con il tenente Ellis per un po’, portando ad un incarico temporaneo presso il quartier generale di SHADO sulla Terra, e in seguito assume brevemente la posizione di comandante della base lunare. Baird ha lasciato la serie dopo aver girato quattro episodi, ma è apparso in filmati di repertorio in due episodi successivi.

Il tenente Keith Ford ( Keith Alexander ) è un ex intervistatore televisivo che è diventato un membro fondatore di SHADO e il suo principale responsabile delle comunicazioni. L’attore Keith Alexander ha lasciato la serie dopo l’interruzione della produzione, quindi il personaggio scompare al segno dei due terzi della serie.

Dott. Douglas Jackson ( Vladek Sheybal ) ufficiale medico S.H.A.D.O.

Ora solo per gli appassionati un cosa speciale:

Conclusioni:

Quando penso e poi scrivo un articolo come questo che,

mi permette di ritornare indietro nel tempo, e contemporaneamente mi permette di ricordare ogni cosa del mio passato, ecco allora è un po come fosse una magia, come se avessi inventato la mia macchina del tempo.

In quel tempo posso vedere tutti i miei amici che non vedo da allora, il mio papi, il mio piccolo fratellino, mio zio, i miei nonni, i miei tanti cani, posso sentire il profumo dell’erba appena tagliata e l’odore della pioggia prima che arrivi, posso vedere le lucciole al tramonto e all’imbrunire e i campi pieni di fiori e farfalle, la neve alta un metro che rimane in giardino dietro casa fino a dopo Pasqua.

Posso ascoltare i miei dischi in vinile all’infinito, sul mio giradischi Pioneer pl 512 e la musica dei Jethro Tull, dei Genesis, dei Pink Floyd, dei Cure, dei Police,, che esce potente dalle casse Epicure Piramid e mi avvolge e con calma, cullandomi, mi riporta qui e ora…. il sogno, il viaggio finisce dove inizia il futuro odierno.

A presto.

Maury.

  • informazioni liberamente tratte da Wikipedia, modificate e ricondizionate a scopo didattico oltre che da recensioni di settore, inoltre tutte le immagini sono state catturate e ritagliate dai video originali al solo scopo illustrativo e informativo a completamento dell’articolo.

Oxygen, la visione del futuro di 45 anni fà.

Come spesso succede, ( ma ultimamente sempre di più )
mi capita di osservare un immagine, un quadro, una foto, un film, o anche solo un pezzo musicale e baam!
Si innesca nella mente un concatenarsi di informazioni che poi confluiscono in un post e questo ne è il preciso caso.

Nei giorni scorsi ho dovuto effettuare ( al lavoro ) un test di approfondimento sulle tematiche del Green,
in particolare del surriscaldamento globale, del consumo sconsiderato dell’acqua, sull’utilizzo delle energie da fonti rinnovabili, sulla biodiversità, sull’utilizzo consapevole e responsabile delle risorse della terra.

L’indomani, mentre stavo osservando distrattamente un reportage sugli artisti del XX.mo secolo, vedo l’immagine di un artista francese, a me sconosciuto un tale Michel Granger, ma quello che mi colpì fu il quadro, incorniciato alle sue spalle.
troppa curiosità. Vado subito su Google e ne cerco informazioni, e di li si apre l’idea di scriverne un’ articolo.

Ovviamente la ricerca a questo punto si è allargata trasversalmente,
poichè le concidenze erano troppe per evitare un approfondimento.

Ma partiamo dalla foto in questione:

Parigi, Francia. 23 Novembre 2016.

Michel Granger davanti al suo lavoro “Oxygene” nel suo Atelier.

Il Dipinto, raffigura un teschio e una terra distrutta, questo dipinto poi ripreso da un’ altro artista che ne ha fatto la storia della musica elettronica.

Ma com’è che questo quadro sia diventato poi la copertina di uno dei più famosi LP ( 33 giri ) del 1970/1980?

Il disco: OXyGEN – JEAN MICHEL JARRE 1976.

Vi consiglio di aprire il link di Youtube e di utilizzare l’audio come sfondo di lettura.

La Storia ( in parte tratto da Wikipedia in parte da internet in generale ).


Negli anni precedenti al 1976, J.M.J ( da qui in poi lo identificherò con il suo acronimo ) si è occupato di numerosi progetti, tra i quali un album di scarso successo (Deserted Palace) e molte composizioni per filmati pubblicitari e balletti.
L’ispirazione per Oxygène è pervenuta a J.M.J da un dipinto dell’artista Michel Granger, , regalatogli dalla futura moglie Charlotte Rampling ( questa è una notizia inserita probabilmente per dare risonanza al nome della moglie ),
Il dipinto mostrava la Terra scrostata, quasi corrosa e in decadimento, dal cui interno usciva un teschio, e J.M.J chiese ed ottenne l’autorizzazione ad utilizzare tale immagine come copertina del disco.

Si dice che se l’artista in qualche modo non si sia mai pentito di aver venduto tale quadro a J.M.J, ma con lungimiranza se avesse chiesto un diritto di royalties di 10 centesimi di Franco Francese, per ogni disco/cd/t.shirt..ecc, venduti con tale immagine, avrebbe incassato 10.000 volte il valore di tutte le sue opere commercializzate in vita sua.

Ma queste sono solo voci e dicerie, sono convinto altresì che grazie a questo Acquerello, che ha avuto una così grande risonanza mediatica, l’artista abbia poi ricevuto meriti e riconoscenze, oltre che visibilità che in altro modo, forse non avrebbe mai potuto avere.

Qui uno stralcio di un intervista a Michel Granger:
“Era il 1976 e stavo facendo il mio primo grande spettacolo a Parigi.
In mostra c’era un mio acquerello di 30×40 cm chiamato Oxygène e Jean-Michel lo comprò,
dicendomi che gli sarebbe piaciuto usarlo come copertina di un album.
Oxygène faceva parte di una serie sui danni arrecati al nostro pianeta.
Era un’immagine piuttosto violenta per la copertina di un disco.
L’unica modifica che ho apportato è stata lo sfondo,
rendendolo quadrato per adattarsi alla forma dell’album.
Jean-Michel e io abbiamo scelto la tipografia e basta.
Avevamo entrambi 30 anni ed era molto appassionato di musica e pittura.
La sera facevamo lunghe conversazioni, sempre nella stessa pizzeria,
poi lui tornava a casa a comporre tutta la notte.
Ho ascoltato il disco per la prima volta a casa, dopo che Jean-Michel mi ha inviato il lavoro finito.
Poi, qualche giorno dopo, ero in un taxi in Marocco e alla radio arrivò Oxygène.
Sapevo allora che avrebbe avuto molto successo. Sono rimasto basito. Mi sentivo complice.
Quella foto è la più conosciuta di tutti i miei lavori .
È la mia Monna Lisa. Ma non mi sembra più che mi appartenga.
Appartiene a chi ama la musica di Jean-Michel Jarre.”

J.M.J ha registrato l’album in casa utilizzando una gran varietà di sintetizzatori analogici e altri strumenti ed effetti elettronici.
Oxygene è così diventato un bestseller ed ha influenzato l’evoluzione della musica elettronica negli anni successivi alla sua uscita.
È stato descritto come l’album che ha “avviato la rivoluzione dei sintetizzatori negli anni settanta”.

In un’intervista J.M.J disse:
” Nei negozi di hi-fi l’hanno suonato come un esempio di musica all’avanguardia.
Non ho detto loro, che l’ho fatto con il nastro adesivo nella mia cucina”.

J.M.J ha composto Oxygene in un periodo di otto mesi,
utilizzando un gran numero di sintetizzatori analogici e la Registrazione multitraccia dell’album
fu effettuata da J.M.J nella cucina di casa. Egli incontrò comunque difficoltà nel pubblicare l’album,
poiché esso non conteneva parti cantate e non aveva dei veri e propri titoli
(ogni brano è intitolato con il corrispondente numero ordinale in notazione romana).
Alla fine riuscì a suscitare interesse nel discografico Francis Dreyfus,
proprietario della Disques Motors (successivamente chiamata Disques Dreyfus).

Dreyfus era marito di una delle allieve di J.M.Jarre al Gruppo di Ricerca Musicale di Pierre Schaeffer,
dove J.M.J stesso imparò ad utilizzare molti sintetizzatori fra cui il VCS3, con cui è eseguita la maggior parte di Oxygène.
In realtà Dreyfus, inizialmente, era scettico sulla musica elettronica, e pensava che l’album avrebbe venduto al massimo cinquantamila copie.
Oxygène alla fine vendette quindici milioni di copie in tutto il mondo e
raggiunse la seconda posizione nella classifica britannica e la settantaduesima in quella statunitense.

Nel 1997 J.M.J ha pubblicato un proseguimento di Oxygène, intitolato Oxygène 7-13,
è stato scritto con lo stesso stile e eseguito con gli stessi strumenti del predecessore.
Ma non ebbe mai il successo sperato e tantomeno equivalse a J.M.J lo stesso riconoscimento.

Nel 2007 J.M.J ha pubblicato una nuova versione dell’album (Oxygene: New Master Recording),
registrato dal vivo su un palcoscenico (ma senza pubblico) per poi pubblicare un’edizione con DVD in 3D.
Ha usato gli stessi strumenti, facendosi però aiutare da tre collaboratori
(Dominique Perrier, Francis Rimbert e Claude Samard), piuttosto che suonare tutte le parti da solo.

Nel 2016 J.M.J ha pubblicato un terzo proseguimento di Oxygene, intitolato Oxygene 3.
Anche questo disco è stato scritto con lo stesso stile ed eseguito con gli stessi strumenti dei due predecessori.

Oxygene consiste di sei parti, intitolate semplicemente con i numeri romani
corrispondenti all’ordine del brano (da I a VI).
In contrasto con le sonorità dei tempi, come il duro e futuristico sound dei primi lavori dei Kraftwerk
o il più torbido stile dei Tangerine Dream, Oxygene mostra un sound lussureggiante e fortemente melodico.
La quarta parte, prima della seconda facciata, divenne assai popolare anche in Italia.

Ben presto questa nuova tipologia di musica avanguardistica, venne utilizzata dalla Tv e nel cinema:

La Part II è stata utilizzata come:

  • sottofondo nella scena cruciale del film Gli anni spezzati,
  • nella sigla dell’edizione tedesca del telefilm Spazio:1999,
  • come jingle in una pubblicità di fine anni 80 della Saila menta (con apposte le parole “Saila menta fresca Saila menta buona” e, nel finale, lo slogan “Saila il piacere, piacere che uccide”).
  • nello spot del 2001 della Citroen C5
  • nel film di Jackie Chan Snake in the Eagle’s Shadow.

La Part IV è contenuta:

  • nel gioco Grand Theft Auto IV
  • nel secondo episodio della serie televisiva britannica Knowing Me, Knowing You… with Alan Partridge’s.

È possibile sentire uno spezzone del brano Part IV

  • in alcune Claw crane prodotte dalla azienda Elaut.

Se ne conoscete altri, Potete scrivermi e aggiornarmi, mi farebbe un grande piacere.

La mia storia.

Nel 1976 avevo 13 anni e sentii per la prima volta questo brano a casa di un mio amico nelle feste di Natale, suo fratello più grande era appena tornato da Parigi dove aveva finito un corso specialistico di ingegneria, e nel suo impianto wifi, su di un piatto Pioneer PL512 girava e suonava amplificato da un impianto Sansui QS500 e con 4 diffusori Epicure Piramidali ( allora era il top e loro potevano permetterselo, ma proprio da quel momento nacque in me la pazzia per la musica * in particolar modo quella elettronica * e gli impianti audio di alto livello che solo dopo altri tre anni e duro lavoro con mio padre che mi portava in cantiere nel periodo estivo, e mi insegnava, ma più che altro mi faceva fare il manovale, trasportando carrette e carrette di malta nei casi migliori , e in quelli peggiori a scaricare quintali di cemento e sabbia dai camion con la pala, ma si sa quelli erano altri tempi, e proprio quel duro affacciarmi alla vita mi ha insegnato tanto in quello che sarebbe poi stato il mio futuro), il 33 giri di J.M.J, lo ascoltai per ore, quasi ipnotizzato e in trance.

Dopo un mese riuscii a trovare in un negozio a Torino un 45 giri della versione con il brano IV, che mi costò un botto

e lo ascoltai nel Pepito Arancione ( mangia dischi a pile ) di mia zia Nadia

Purtroppo quello passava il convento, e a forza di ascoltarlo e riascoltarlo, ( allora ero già intrippato per l’elettronica, e per non cambiare le pile che costavano una cifra, avevo fatto una modifica , e lo utilizzavo con un alimentatore esterno, visto che non era stato progettato per quello), alla fine inizio a saltare il disco, ma non prima di aver consumato la puntina.

Posso ben dire che quello fu il primo brano che ascoltai seriamente e forse per questo è quello che mi è rimasto nell’anima, subito dopo vengono Aqualung dei Jethro Tull e Stairway to Heaven dei Led Zeppelin e poi a seguire in ordine non preferenziale moltissimi brani ma non tutti dei: Pink Floyd, Genesis, Rolling Stones, Kiss, Rockets, Ramones, Police, Ac/Dc, David Bowie, Kraftwerk, Bob Marley, Simple Minds, Tangerine Dreams, Alan Parson Project, Depeche Mode, U2, Scorpions, The Cure, Iron Maiden,… ecc.

In ogni caso a ben vedere J.M.J era probabilmente un visionario, e a quanto si capisce dalla sua storia, la musica di Oxigen era nella sua testa e in parte già scritta, prima ancora di vedere il quadro, ma questo fu il collante che fece prendere forma al suo progetto.

Ora dopo 45 anni dalla sua prima pubblicazione siamo arrivati al nodo cruciale.

La Terra, sta morendo ogni giorno di più, la deforestazione dell’Amazzonia è arrivata a valori incredibili, e intere popolazioni sono state eliminate, altre assorbite dalla civiltà ( la nostra che poi tanto civiltà non è ), Gli oceani sono intrisi di plastiche e sostanze altamente nocive e radioattive, l’aria che respiriamo raggiunge livelli tossici da morirne in alcuni casi particolari, in altri porta l’aggravarsi di patologie tumorali mortali, la terra che dovrebbe darci il nutrimento vegetale è inquinata fin dalle falde più profonde, il cibo che mangiamo è contaminato da pesticidi e antibiotici. Eppure pur sapendo che il ciclo vitale terrestre è ormai ad un passo dalla catastrofe mondiale, continuiamo imperterriti sul declino della distruzione totale.

Pensiamo ad andare su Marte, o di colonizzare la luna o di cercare pianeti abitabili per poter fuggire, invece di dire stop a tutto qui e ora, e cercare di riprenderci il nostro pianeta.

Io spero che le nuove generazioni ( forse quella attuale potrebbe essere una delle ultime ), abbia l’intelligenza e la forza di cambiare direzione, ma come l’immagine del quadro e poi del disco, non sembra che in questi ultimi 50 anni si abbia avuto coscienza di dove saremo arrivati, seppur qualcuno c’è lo avesse già fatto capire.

Probabilmente l’emergenza alla quale siamo stati sottoposti negli ultimi due lunghi anni, a causa del Covid-19, potrebbe aver fatto prendere coscienza di quanto pericolo realmente stiamo correndo.

A presto.

Maury.

Ulteriori informazioni.

Liberamente tratto da un post di Claudio Fabretti
Ondarock / pietre miliari / 1976 / Jean Michel Jarre – Oxygene

Il contatto tra due mondi lontanissimi – l’elettronica sperimentale e la musica pop –
che iniziarono finalmente a dialogare, gettando le basi per futuri, eccitanti rendez vous.
Jean Michel Jarre è alchimista, ancor prima che compositore e musicista.
Un alchimista ardito, in un’epoca in cui le barriere “ideologiche” tra generi sono più spesse della cortina di ferro.
Anch’egli, perciò, non scamperà alla scure dei critici integralisti, pronti a intravedere nei suoi tratti gentili la sagoma demoniaca del “divulgatore”,
analogamente a quanto già accaduto agli eretici Kraftwerk svoltati nell’autobahn del synth-pop.

Certo è che, nel 1976, elettronica è quasi solo sinonimo di algide e spigolose partiture siderali,
tangenti l’atonalità e appannaggio di un ristretto pubblico di avanguardisti. Una scena gloriosa, che tuttavia comincia a dare qualche segno di stanchezza.
L’onda teutonica della kosmische musik di Klaus Schulze, Tangerine Dream e compagni si sta ormai accartocciando in risacca.
Ecco allora l’ossigeno francese, a donare una nuova vita, nel segno di una maestosa grandeur.
Perché il giovane Jean Michel, rampollo di sangue musicale blu
(il padre Maurice è un grande compositore, autore tra l’altro della colonna sonora del “Dottor Zivago”),
è ambizioso e punta al bersaglio grosso: fare dell’elettronica una musica per le masse,
senza però svuotarla delle suggestioni eteree e metafisiche.
Del resto, la sua frequentazione del Groupe de Recherches Musicales di Pierre Schaeffer, pioniere della musica concreta,
gli permette di padroneggiare la materia con sicurezza.

Non si tratta, dunque, di flirtare con il formato-canzone, di introdurre parti cantate o vocoder di sorta,
ma di innestare le melodie e i ritmi della popular music sull’impianto tradizionale delle suite elettroniche.
Magari con una strumentazione interamente analogica, per plasmare un suono più articolato e melodioso.
L’idea, tanto semplice quanto geniale, sarà la storia dell’album francese più venduto di sempre in tutto il mondo.

Eppure, niente lasciava presagire un simile exploit.
Il ventisettenne Jean Michel aveva all’attivo solo il flop del suo album d’esordio
(“Deserted Palace”, 1972) e un’oscura attività di paroliere al servizio di chansonnier come Christophe e Françoise Hardy.
Così “Oxygene” nasce in casa, nel vero senso della parola: inciso nella sala da pranzo di Jarre, convertita a studio di registrazione,
nei pressi degli Champs Elysees, con pochi soldi a disposizione, viene snobbato da diverse case discografiche e rischia di restare nel cassetto,
finché l’amica Hélène Dreyfus, anch’ella ex-studentessa di Schaeffer, convince il marito Francis, titolare della piccola Disques Dreyfus, a pubblicarlo.
La strumentazione è però di assoluta avanguardia per l’epoca: gli organi elettronici Farfisa ed Eminent 310,
la drum machine Korg Minipop (in grado di ricreare i tempi della musica afro-orientale, latino-americana e dance),
l’Arp 2600, l’Ems Synthi Aks, il synth armonico Rmi, minimoog, mellotron, più l’eco Revox per riempire i suoni del VCS-3,
un modello del primo sintetizzatore europeo acquistato a Londra.
Sepolto tra tasti, cavi e mirabolanti macchine da suono, Jarre fa quasi tutto da solo,
traducendo la sua idea di ossigeno in sei movimenti per una tracklist senza titoli
(anche questo un azzardo commerciale per l’epoca) e per 40 minuti complessivi di musica, interamente strumentale.

A trascinare il disco nelle classifiche sarà il sinuoso proto-synth-pop del singolo “Oxygene (Part IV)”,
destinato a divenire un evergreen dell’elettronica e un tormentone da sigle/servizi televisivi:
una melodia tanto immediata quanto ipnotica, racchiusa in un involucro di ghiaccio polare
(il videoclip immortalerà una marcia di pinguini in Antartide), tra raffiche di vento al silicio e beat accattivanti.
Farà scuola, generando innumerevoli cloni, mutuati in salsa elettro-pop-space-disco-techno.
Ma l’intera opera va considerata un’unica suite senza soluzione di continuità
(i brani sono tutti miscelati tra loro), all’insegna di un’attitudine multi-stilistica che sfrutta tutte le sfumature di suono
e i trucchi dell’armamentario elettronico del periodo. Ecco allora la spettrale ouverture dipanarsi tra giochi d’acqua,
vertigini cosmiche e brividi polari, con il vagito funereo dell’Ems Synthi Aks (sorta di simulatore del mitico theremin russo,
il più antico strumento musicale elettronico) a evocare scenari post-atomici. Poi l’irruzione in delay degli ululati astrali
su una nube gassosa dà il la alla “Part II”, una spericolata cavalcata spaziale tra effetti laser, echi e piogge di meteoriti:
il synth traccia la melodia principale, assecondato dalle cadenze ossessive e scricchiolanti della drum-machine, finché il suono muta,
facendosi alieno, oscuro, e gli effetti cosmici lasciano il posto a raffiche di vento stellare, tempeste di sabbia e cori mortiferi.
La natura e l’umanità, dunque, a far da contrappunto al rigore glaciale delle macchine.
Anche l’interludio in C minore della “Part III” mantiene alta la suspence, inscenando una marcia solenne,
scandita dal cupo rimbombo del synth e dal fischio stridulo dell’Aks.

La lunga “Oxygene (Part V)” prende l’abbrivio dalla lezione minimalista dei Tangerine Dream:
pochi accordi in tonalità minore, atmosfere ambient liquide e oniriche
(non distanti da quelle che Bowie sublimerà un anno dopo in “Low”), un lied tastieristico celestiale,
quindi, un pattern cupissimo di basso, eseguito al moog, si fa progressivamente strada,
deflagrando in un’altra galoppata frenetica che sfuma, infine, nelle onde di un oceano artificiale.
Così, su una spiaggia deserta e sconfinata, tra flutti in tempesta e stridii di gabbiani sintetici,
si celebra l’apoteosi “impressionistica” di “Oxygene (Part VI)”: i tappeti rarefatti dei synth e
dei sequencer polifonici incorniciano un’altra melodia epica, puntellata dal ritmo scalpitante (quasi “latino”)
della drum machine e contrappuntata dal rumore del vento che si tramuta in risacca marina, per un commiato di struggente intensità.

Nonostante l’immediatezza e le melodie, non filtrano raggi di sole nei paesaggi di Jarre, sempre distanti e malinconici.
E non è più tranquillizzante il messaggio della celebre copertina,
che raffigura un gigantesco teschio umano all’interno di un pianeta Terra in disgregazione:
quasi una prefigurazione dell’incubo, sempre vivo nei 70, della devastazione dell’ecosistema da parte di una futura civiltà tecnocratica.
L’ossigeno rappresenta invece il simbolo del “panismo” cosmico di Jarre,
di un neo-umanesimo romantico e naturalista forgiato anche dai suoi studi letterari.

Pur con le sue ingenuità e i suoi suoni inevitabilmente datati, “Oxygene” resta a tutt’oggi un classico,
la pietra angolare di una nuova “via francese” all’elettronica, pittorica e orchestrale,
impregnata di suggestioni mediterranee. Peccato che dopo le altre due affascinanti saghe di “Equinoxe” e “Magnetic Fields”,
Jarre abbia progressivamente smarrito la magia del suo tocco, finendo stritolato nella morsa della sua stessa megalomania,
tra show faraonici a base di giochi di luci, laser e fuochi d’artificio, e autocelebrazioni fuori tempo massimo,
come quell'”Oxìgene 7-13″, che nel 1997 tentò un improbabile bis di quella prima, memorabile sinfonia per sintetizzatori.
Dalla sua parte resteranno però i numeri (80 milioni di copie vendute fra album e singoli, il record di maggior affluenza a un concerto,
stabilito durante l’esibizione “Oxygène in Moscow”, alla quale assistettero circa 2.5 milioni di spettatori)
e l’orgoglio di aver espugnato “la simbolica Bastiglia del conservatorismo musicale”
(Alessandro Fantini, “Le 24 ore del cosmo”).
E dopo anni di inspiegabile oblio, anche il virtuosista francese ritroverà il posto che gli spetta nel pantheon dei pionieri elettronici,
forte anche di una rinnovata autorità morale su una nuova generazione di artisti
(dagli Air ai Daft Punk, da Moby agli Autechre, passando per i recenti Fuck Buttons) che non mancherà di omaggiarlo.